Rio Yachts è un nome evocativo nella nautica nostra contemporanea, casa di barche performanti e di qualità, forti di una grande tradizione cantieristica e del fregio del Made in Italy. Ma, se oggi il nome evoca bolidi come il Daytona 35 o gli ormai prossimi Le Mans, i suoi albori non sono forse altrettanto noti, sebbene più che degni di essere ricordati e celebrati. È proprio guardando a questi, infatti, che troviamo alcuni tra i più grandi classici della nautica nostrana (e non), icone della Dolce Vita come il Rolls Rio e, ancor più, forse, il Rio Espera, il primo Rio di serie.
Rio Espera – Il primo Rio
Sarnico è un luogo di semi-culto per gli appassionati di nautica, la culla natale di Rio e Riva. E fu proprio qui che, sul finire degli anni ‘50, l’allora Avionautica Rio iniziò la sua conversione verso l’industria nautica, abbandonando la produzione di alianti. Nascono le fondamenta di Rio, e con queste un piccolo 6.60 metri (poi portato a 6.9) destinato a passare alla storia: il Rio Espera. Piccolo, agile ed elegantissimo, è lanciato nel 1961 e sarà subito un successo, uno scafo “pop” destinato a lanciare l’intera linea cantieristica, segnando il nome del cantiere nella storia.
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Rio Espera – Design e layout
Parlando di Classic Boat e di Dolce Vita è quasi inevitabile non confrontarsi con scafi dalle linee senza tempo, forti di un’eleganza evergreen che sembra, talvolta, ormai irraggiungibile. È in un panorama di questo tipo che si inserisce il Rio Espera. Legno è, ovviamente, la parola d’ordine, il primo elemento ad emergere, cuore pulsante di uno scafo più che classico. La prua è breve, un dritto prodiero con poco slancio, subito equilibrato dalla coperta, pulitissima e immediatamente contraddistinta da due varianti: una “classica”, con poppa coperta e prendisole “installabile”, ed una “TA”, ovvero con prendisole incassato in coperta, appena sopra i vani motore (nella foto superiore).
Escluse le possibili differenze dovute alla variante e, quindi all’area solarium, il Rio Espera risulta poi un progetto pulito e pressochè minimale in termini di spazio. Da buon runabout anni ‘60, il pozzetto prende vita dal centro barca verso prua, con un parabrezza curvo a proteggerne gli occupanti. Qui, due file di sedili servono, a prua, la timoneria e due eventuali passeggeri, offrendo ulteriori 3 posti in un divanetto appena a poppa, servito da tavolino abbattibile.
In quanto a linee, lo slancio ed il dinamismo sono dati dal complesso dello scafo, che passa da una fase convessa dell’opera morta poppiera a quella acuta che va a chiudere nel dritto di prua, creando linee e disegni non solo piacevoli esteticamente, ma anche funzionali, capaci contemporaneamente di deflettere gli spruzzi, così come di garantire prestazioni elevate e buona maneggevolezza. Rispetto ai contemporanei riva, lo specchio di poppa è a delta esterna, anzichè ricurvo, ed è privo di un accesso all’acqua.
Rio Espera – Motorizzazione e performance
Venendo alle specifiche tecniche, i primi modelli di Espera, ancora lunghi 6.60 metri, vedevano installato un singolo motore V8 Chris Craft da 185 cavalli. Una volta, però, allungato lo scafo a 6.9 metri, saranno invece offerte due distinte opzioni: un singolo Chris Craft da 230 cavalli o, in alternativa, un Chrysler da 330. Il serbatoio rimane sempre da 165 litri, mentre, la velocità massima, corrisponde a 37 nodi.
Rio Espera – Scheda Tecnica
Anno di inizio produzione | 1961 |
Lunghezza Fuori Tutto (LOA) | 6.60 m / 6.90 m |
Baglio Massimo (B.max) | 2.2 m |
Pescaggio | 0.48 |
Dislocamento | 1300 kg |
Motorizzazione primi esemplari | 1x Chris Craft V8 “283” da 185 CV |
Motorizzazione successiva | 1x Chris Craft V 8 230 CV
1x Chrysler 330 CV |
Velocità massima | 37 kn |
Capacità serbatoio | 165 lt. |
Persone imbarcabili | 6 |
Contatti | rioclassicboats.com |
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