Sessant’anni fa nasceva la barca più bella di sempre. È il Riva Aquarama

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Riva Aquarama Lamborghini – Courtesy of Bellini Nautica

Tutti conoscono i Riva, dalle mitiche barche in legno di Carlo Riva, l’Ingegnere, a quelle che nascono ancora oggi. Non solo in Italia, ma nel mondo intero questo nome fa illuminare gli occhi degli appassionati ogni volta che viene pronunciato. La bellezza è soggettiva, ma il Riva Aquarama è dotato di un fascino che ha davvero pochi eguali. Di certo questa è tra le barche più famose del pianeta (pur essendo fuori produzione dal 1996) ed oggi, con il contributo del presidente della Riva Historical Association, Piero Maria Gibellini, ne ripercorriamo la vera storia in occasione dei 60 anni dalla nascita (1962-2022).

L’articolo completo su Barche a Motore n.27

Riva Aquarama

L’Aquarama nasce nel 1962, al posto del Tritone #214, cioè dopo 213 scafi del Tritone, il runabout Riva bimotore nato nel 1950.  Utilizza lo stesso scafo, lungo m.8,02 e largo m.2,62, e gli stessi motori, i Chris Craft modello 283, 8 cilindri a V, da 185 HP ciascuno. L’Aquarama Super nasce l’anno seguente, nel 1963; è più lungo di 20 centimetri, per ospitare due serbatoi di benzina più capienti, con due motori Chrysler 413 con 8 cilindri a V, da 290 HP l’uno.

Riva Aquarama
Riva Aquarama

Dal 1966 in poi, i motori saranno solo Riva di derivazione Crusader, da 220 HP per il normale e 320 HP per il Super. Le lunghezze aumenteranno progressivamente negli anni raggiungendo rispettivamente metri  8,30 e metri 8,50, di pari passo con le modifiche agli slanci di prua e ai diedri della carena, ottimizzata per ottenere una navigazione sicura ogni tempo. Con una costruzione raffinata e robusta, eseguita con mogani altamente selezionati, sia nella grana, sia nel colore e con compensati marini  facilmente intercambiabili in caso di danneggiamento, è tutt’oggi un motoscafo che non teme l’invecchiamento e l’obsolescenza, grazie anche all’attività della Riva Historical Society.

1963 Aquarama #3 di Sophia Loren
1963 Aquarama #3 di Sophia Loren

Saranno costruiti da Carlo Riva fino al 1971 in 486 esemplari tra Aquarama e Aquarama Super,  oltre a 7 Aquarama Lungo. Questi ultimi sono scafi in origine destinati ai Super, finiti nel 1971 per utilizzare le ossature costruite. Hanno, però, i meno potenti motori dell’Aquarama.

A proposito del Riva Tritone

Il Tritone è il tipico runabout con la poppa Riva, nato per il trasporto veloce, che si può considerare senza dubbio di successo per l’epoca del dopoguerra. In quel periodo  la nascente nautica da diporto era appannaggio di pochi benestanti. È ancora apprezzato da molti per la sua linea muscolosa e sportiva. Fu prodotto anche dopo la nascita dell’Aquarama,  fino al 1966, per un totale di 242 scafi. Addirittura tre armatori facoltosi ottennero i loro Aquarama come costosi fuoriserie con la poppa chiusa, in stile Tritone.

La nascita del Riva Aquarama

L’Aquarama è invece il frutto di una ricerca della comodità e del lusso. L’abitacolo è meno spartano, comodo per un uso più famigliare, grazie anche a un prendisole incassato a poppa. Ottiene subito un successo internazionale, favorito anche da un più diffuso benessere economico in Europa  e dalla presenza di molti vip in vacanza in Costa Azzurra e in Italia. Carlo Riva, nella prefazione del mio libro “Tritone Aquarama” volume 5 *,  ha così motivato la nascita dell’Aquarama:

“Nonostante il Tritone fosse da tempo sulla cresta dell’onda, gli anni 1961 e 1962 furono quelli in cui si consolidò ulteriormente il suo prestigioso successo. Tuttavia le modifiche apportate ad alcuni esemplari per realizzare un pozzetto prendisole a poppa avevano iniziato a suscitare l’interesse di alcuni clienti; gli stessi Riva dealer premevano per poter disporre di un modello più confortevole, procedendo sulla strada intrapresa con il Tritone Aperto.”

Particolari cruscotto Aquarama 1969
Particolari cruscotto Aquarama del 1969

“Erano dunque – prosegue Carlo Riva – maturi i tempi per realizzare un motoscafo veloce, di classe, silenzioso, ma soprattutto in grado di affrontare una lunga navigazione su tutti i mari del Mediterraneo.

“L’Aquarama, pur avendo all’inizio una geometria della carena simile al Tritone, in seguito profondamente modificata, è di fatto un nuovo modello, una barca unica ed esclusiva, ancor oggi considerata dagli armatori e dalle riviste nautiche di tutto il mondo, “the best” per perfezione ed eleganza.”

Carlo Riva

Riva Aquarama: le sue caratteristiche

“L’Aquarama – si legge ancora nella prefazione di Carlo Riva – rappresenta infatti la ricerca progettuale di una barca più abitabile e confortevole, in grado di affrontare lunghe crociere in tutta sicurezza. La carena più stellata ed anche la ruota di prua più slanciata, ad esempio, sono state appositamente studiate per addolcire l’impatto sull’onda, al pari della forma delle murate tali da far sì che i marosi  vengano sventagliati all’esterno senza imbarcare acqua. Ritengo in assoluto che la prima qualità di una barca sia la sicurezza, regola d’oro alla quale non ho mai derogato nel progettare e costruire i miei mogani. Poter disporre di accorgimenti idonei a questo scopo è di fondamentale importanza. A mio modesto giudizio, la sicurezza è molto più importante del lato estetico, quello più appariscente, che è stato comunque da me curato in tutti i particolari, grazie alla mia naturale inclinazione per il bello.

Aquarama Special Josephine - 1972
Aquarama Special Josephine – 1972

“Qui mi limito ad evidenziare un dettaglio significativo, quale, ad esempio, la possibilità, in caso di avaria di uno dei due motori, di poter comunque giungere in porto anche con mare cattivo. Io stesso ne ho sperimentato più volte l’importanza a bordo del mio “Lipicar” #1 … Nel 1962 ho pertanto deciso di interrompere la costruzione del Tritone #214 perché mi premeva di realizzare al più presto questo mio sogno che attendeva da troppo tempo di tradursi in realtà.

Il prototipo dell’Aquarama

Il prototipo dell’Aquarama, il Lipicar #1, prima di essere messo in produzione fu sottoposto a lunghi e severissimi collaudi. Nell’estate del 1962 navigai a lungo in Costa Azzurra. Subito dopo volli testarlo nelle acque della Dalmazia, affrontando talvolta il mare agitato, giù fino all’Egeo, attratto dal fascino delle isole greche. É in questo modo che ho scoperto dettagli importanti, ripeto per la sicurezza e la praticità, che non si improvvisano sul tavolo da disegno, ma nascono solo vivendo il mare. Spinto dalla mia insaziabile sete di ricercare il meglio, anche in inverno navigai il Mar Ligure facendo la spola tra Montecarlo e il Golfo di La Spezia.”

Riva Aquarama e un record incredibile

Ma la prova inconfutabile delle eccezionali qualità marine dell’Aquarama fu la massacrante Londra-Montecarlo del 1972 in cui il mitico “ZOOM” si guadagnò un prestigioso secondo posto in classifica generale e il primo assoluto della sua classe.

Nell’estenuante maratona di 4.736 chilometri, per lo più in Atlantico, l’Aquarama dimostrò le sue superlative doti marine che si celano dietro la lussuosità delle finiture e il luccichio dei cromi. Sono infatti le caratteristiche tecniche di questo runabout Riva che fanno la differenza.

Carlo Riva

Riva Super Aquarama Zoom (n 427)
Riva Super Aquarama Zoom (n 427)

Il successo del superbo motoscafo – conclude Riva – di alta scuola cantieristica è testimoniato da questa esauriente ed appassionata ricerca*, corredata da un ricco repertorio di documenti storici e di immagini recenti, che ritraggono la “Rolls Royce del mare” nei suoi habitat più suggestivi”.

I “Lipicar” del 1962 (dal nome delle tre figlie di Carlo Riva, Lia, Pia e Carla):

  • Lipicar II #65 del 1965 con due motori Crusader da 280 HP.
  • Lipicar III #418 del 1970, usati da Carlo Riva per la messa a punto delle modifiche da apportare alla produzione.
  • Lipicar IV del 1971

Sono scafi della famiglia intestati alla moglie di Carlo, Licia Vigani. Ma dopo la metà degli anni sessanta, in Costa Azzurra si stavano affacciando motoscafi americani veloci e in vetroresina. È questo un campanello di allarme per Carlo Riva. L’Ingegnere stava già pensando ad un cruiser in vetroresina. Nel 1967 aveva chiesto un progetto al famoso designer americano Virgil Exner. Pensa allora di trovare un erede in vetroresina anche per l‘Aquarama. Come? Chiede la suo amico e fornitore dei motori Calvin Connell il nome di un ingegnere americano specializzato in carene veloci. L’obiettivo è avere un progetto da trasformare in Riva.

Riva Aquarama: l’evoluzione

Nel 1968 Carlo è in Florida per lavoro. Qui conosce l’architetto navale Bob Hops che già disegnava torpedo-boats per la U.S. Navy. Insieme studiano la carena di un 27’ caratterizzata da 2 step trasversali. È una novità di rilievo nella nautica da diporto di quegli anni anche se si era già vista sui racer fino al 1940. Con la collaborazione di Giorgio Barilani, allora suo consulente personale, esterno al cantiere, mette a punto la linea dello scafo. C’è una cabina a prua, la consolle di guida centrale, un grande pozzetto e con una scaletta da bagno a scomparsa a poppa. Dopo un primo prototipo in legno eseguito a Miami, deludente in mare, Carlo studia ulteriori modifiche allo scafo. Affascinato dalla nuova idea, accantona le modifiche che Barilani nel 1968 aveva studiato per l’Aquarama. Fa costruire un secondo prototipo da Connell e, dopo i risultati, decide di far preparare gli stampi.

Verso i Monte-Carlo Offshorer

Purtroppo gli scioperi dell’autunno e la serrata del suo cantiere da parte dei sindacati inducono Riva alla fine del 1969 ad una repentina decisione. La vendita del marchio e della fabbrica agli americani della Whittaker. Mantiene la carica di presidente e la proprietà della Ram, la società che aveva creato per lo studio delle modifiche, dei prototipi e per l’assistenza ai clienti. Questo per non interferire con le tempistiche di produzione del cantiere Riva.

Gli rimangono anche gli stampi della nuova creazione da lui finanziata personalmente e li vende allora a Franco Vaini e Carlo Rossi, titolari del Monaco Boat Service. Sono proprio coloro che l’avevano sollecitato a controbattere l’avanzata dei motoscafi d’altura americani. Gli stampi rimangono in parcheggio fino al 1975, quando viene pronto il loro cantiere “Sole e Mare” a Ventimiglia. Finalmente può entrare in produzione il “Monte-Carlo Offshorer 27’. Nel 1978 viene nuovamente ripensato da Carlo. Con l’aiuto del collaboratore Alessandro Paris, diverrà Monte – Carlo Offshorer 30. È lungo 8.91 m e largo 2.45 m con due Crusader da 350 HP. È l’ultimo runabout di Carlo Riva.

“Tuttora apprezzati e ricercati dagli sportivi, furono costruiti complessivamente oltre 300 inconfondibili e intramontabili esemplari di cui ancor oggi vado orgoglioso”. Carlo Riva

Riva Aquarama Special

Nel 1972, dopo l’abbandono nell’estate del 1971 da parte di Carlo anche della presidenza del Cantiere Riva, entra in produzione l’Aquarama Special, con la nuova poppa trapezoidale che Giorgio Barilani aveva ridisegnato nel 1968. Un progetto che cancella la scultorea poppa Riva, che dal 1946 con il suo tuttotondo tra murate, coperta e specchio di poppa, contraddistingueva i runabout mono e bimotore di Carlo. Forse, anche per questo, il suo motoscafo personale è rimasto il “Lipicar IV”.

Ciò nonostante lo Special, con una lunghezza e un aspetto più importante e una maggior comodità per la risalita dall’acqua, incontra i favori di una clientela raffinata, al pari degli Aquarama precedenti. Infatti, nonostante l’avvento della vetroresina, si vendono ancora 278 Aquarama Special fino al 1996. Usa la carena del 1969 dell’Aquarama Super, con una appendice a poppa e una piccola plancetta, sopra la linea di galleggiamento. La lunghezza totale diventa di metri 8,78, mentre non varia la larghezza. I motori, Riva da 320 HP, dal 1973 diventano da 350 HP. La richiesta da parte dei collezionisti di Aquarama oggi è superiore all’offerta, perché, dopo 60 anni, ineguagliabile per eleganza, è ancora usabile e sicuro in mare. Non mancano, poi, i centri specializzati per la manutenzione e il restauro dei suoi splendidi mogani. La barca più famosa al mondo dopo l’uscita di produzione è diventata un oggetto di culto.

Articolo di Piero Maria Gibellini


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