Esistono, nella storia, icone che ascendono al livello di mito, ed un piccolo Pantheon è riservato anche alla nautica da diporto, dove indubbiamente la corona iridata è riservata al gioiello del Lago d’Iseo: il Riva Aquarama.
Il Riva Super Aquarama che vinse la Londra-Montecarlo
Di rado però, capita che il mito, l’icona, batta se stessa. E non v’è dubbio che questo sia uno di quei casi, perché quando un Super Aquarama vinse la Londra-Montecarlo, successe esattamente questo.
Erano gli anni ’70 e la sfida protagonista di questa storia era una sfida senza precedenti: la Londra – Montecarlo, una gara di velocità in 14 tappe. Cowes, Brest, La Rochelle, Bilbao, La Coruna, Oporto, Cascais, Portimao, Marbella, Almeria, La Grande Motte. E finalmente il Principato, Montecarlo. Un totale di 2650 miglia marine tra Atlantico e Mediterraneo, miglia combattute tra motorizzazioni importanti, scafi da competizione.
E poi un piccolo Riva Super Aquarama di serie, il numero 427, accolto dalla stampa britannica con la fatidica frase: “Non arriverete a vedere il mare, il Tamigi è già troppo lungo per voi.” Frase che la storia dimostrerà immensamente errata.
Riva Super Aquarama – Dalla Dolce Vita al Motor Sport
Riva, neanche a dirlo, è il cantiere della classe e del lusso per eccellenza. Riva è l’icona della dolce vita, la ‘Rolls Royce dei mari’ , il simbolo ineguagliabile di un’epoca e della qualità del made in Italy. Ma non è mai stato parte del motorsport, o sinonimo di scafi da competizione, barche da gara. E certamente pochi, se non nessuno, avrebbero potuto immaginare l’esito di questa gara.
Anche solo scorrendo l’elenco delle partecipazioni, già solo la lunghezza media degli scafi era compresa tra i 30 e i 40 piedi. Mentre le motorizzazioni superavano i 700 cavalli, per arrivare ai 1000cv del favorito, favoritissimo anzi: il Bertram 33 di Tim Powell. E poi il nostro piccolo Super Aquarama, lungo appena 8,28 metri, e motorizzato, di serie, con due entrobordo da 320 cavalli l’uno. Eppure, il dealer Riva di Montecarlo (colui che aveva deciso di partecipare), aveva visto lungo, e con poche modifiche rese il Gioiello del Lago in una barca degna del podio.
Per l’occasione infatti, oltre allo sgombero di tutto il superfluo, viene innanzitutto rinforzata la chiglia, come le murate, irrigidite da pannelli di compensato marino. Sulla carena, per migliorare l’assetto in caso di mare formato, vennero installati dei flap, ottimi per migliorare anche l’assetto complessivo, mutato a causa della variazione dei rapporti peso/potenza.
Anche serbatoi e motorizzazione furono soggetti ad upgrade. Innanzitutto con il potenziamento a 350 cv dei due motori, per 700 cv complessivi, e poi con l’aumento dei serbatoi a 1.050 litri. Infine, tutta una serie di piccoli accorgimenti, come la creazione di una piccola timoneria poppiera, o la traslazione in altezza dei serbatoi, per poter meglio accedere agli assi delle eliche in caso di avarie. E poi la gara, fulcro di questa storia.
Riva Super Aquarama – La Londra Montecarlo
Il 10 di giugno del 1972 il Tamigi è avviluppato da una fitta nebbia, tratto tipico della capitale Britannica. Ma la gara parte comunque, a visibilità ridotta.
Il Tamigi e la Manica mietono così le prime vittime, complici la scarsa visibilità, le correnti e l’onda lunga che inesorabile picchia sulle frastagliate scogliere. A metà tragitto la flotta sarà infatti già dimezzata. Tra i malcapitati anche il favoritissimo Tim Powell, mentre il Super Aquarama continua imperterrito, classificandosi, tappa dopo tappa, sempre sul podio.
Superata la metà del percorso i ragazzi dello Zoom (nome del piccolo Riva), con grande sorpresa di tutti, continuano la loro carica a oltre 100 k/h, unico equipaggio non inglese ancora in gara.
Con la tappa Portimao – Marbella lo stretto di Gibilterra è finalmente lasciato alle spalle. Ma la clemenza del Mediterraneo lascia a desiderare, tanto che gli equipaggi rimpiangeranno l’oceano non appena entrati in un Mediterraneo frustato dal Maestrale. E poi tutti quei piccoli pericoli del nostro mare, tonnare non segnalate comprese, rischiosissime se centrate a 50 nodi… Ma il Super Aquarama resiste, e a Marbella si presenta anche l’ingegner Carlo Riva, e con lui due nuovi serbatoi, a sostituzione di quelli a bordo, danneggiati da beccheggio e intemperie.
Il susseguirsi di podi culmina a Barcellona, dove il Super Aquarama guadagna il gradino più alto, nonostante le 226 miglia di mare forza 4 da S/W.
Riva Super Aquarama – La Vittoria Monegasca
Anche la tappa successiva si rivela una vittoria per la barca Monegasca. Rimane così solo la passerella finale, la tappa tra La Grand Motte e Montecarlo: 117 miglia dove però il Mediterraneo continua a essere inclemente, provocando la prima vera avaria. Un serbatoio si stacca di netto, tranciando i tubi del carburante e strappando parte dell’impianto elettrico, con annessi cortocircuiti. Lo Zoom diventa fondamentalmente una bomba pronta a esplodere. Una riparazione di fortuna consente di proseguire in quasi-sicurezza, guadagnando comunque un terzo gradino sul podio monegasco.
Complessivamente, un secondo posto in classifica assoluta, e un primo di classe. Un piccolo miracolo italiano (a collaborazione monegasca) che andrà così a meritarsi la corona iridata e l’icona di mito. Saranno il Principe Alberto e la Principessa Grace Kelly a consegnare i trofei, incidendo il nome Riva Super Aquarama nella storia, una volta ancora… con probabile buon risentimento, da parte inglese…
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