Con la terza generazione delle pinne stabilizzatrici Vector per le imbarcazioni, Sleipner ha trovato la forma migliore per mantenere la barca stabile sia quando è ferma all’ancora sia in navigazione. Abbiamo visto come producono le loro pinne brevettate e le abbiamo testate nel Mare di Norvegia qualche miglia al largo di Fredrikstad, dove hanno sede gli uffici e gli stabilimenti dell’azienda. Ecco com’è andata.
Cosa sono gli stabilizzatori?
I sistemi di stabilizzazione erano, fino a qualche anno fa, una caratteristica esclusiva delle imbarcazioni di una certa dimensione. Negli ultimi anni però abbiamo assistito ad un’evoluzione importante in questo settore, con diversi produttori che hanno sfruttato soluzioni tecnologiche sempre più efficienti per studiare sistemi di stabilizzazione adatti ad imbarcazioni più piccole.
Un sistema di stabilizzazione è un’infrastruttura che contrasta e cerca di annullare i movimenti dell’imbarcazione (principalmente rollio e beccheggio) al fine di migliorare comfort e sicurezza di chi si trova a bordo. In parole povere è un sistema che cerca di mantenere il più ferma possibile la barca, un po’ come lo stabilizzatore per lo smartphone, diffuso tra chi lo utilizza per girare video e filmati, che aiuta a mantenere fissa l’inquadratura anche quando ci si muove. Questi sistemi vanno ad agire secondo la velocità della barca, l’altezza e la lunghezza dell’onda.
Esistono sostanzialmente due tipologie di sistemi di stabilizzazione per le barche: i giroscopi e le pinne. I sistemi del primo tipo, molto efficaci quando la barca è ferma, richiedono un’installazione abbastanza invasiva a bordo e non sono efficaci durante la navigazione. I giroscopi sfruttano la precessione, un moto che si genera grazie alla rotazione del dispositivo, e hanno bisogno di molto spazio; per questo motivo sono generalmente installati solo durante la fase di costruzione dell’imbarcazione. Le pinne sono invece installate sullo scafo, quindi possono essere installate tranquillamente anche in retrofit, e agiscono in due maniere differenti a seconda che la barca sia ferma o in movimento. Nel primo caso le pinne si muovono per ridurre il rollio della barca ferma, nel secondo caso invece sfruttano l’inclinazione rispetto all’acqua per generare una forza che mantiene la traiettoria stabile.
Le pinne stabilizzatrici Sleipner
Sleipner è un’azienda norvegese con sede a Fredrikstad che ha iniziato la sua attività oltre 100 anni fa (nel 1908) con la produzione di motori per la nautica, e si è specializzata a partire dagli anni ’80 – con la linea “Side Power” – nelle eliche di manovra. Dopo essersi affermata come leader sul mercato dei thruster, Sleipner ha deciso di fare un ulteriore salto in avanti gettandosi nel mondo degli stabilizzatori. Dopo aver lanciato qualche anno fa le prime pinne piatte, Sleipner è arrivata ad una forma molto particolare di pinna per il suo modello chiamato “Pinna Vector“.
Le pinne Vector, rispetto alle pinne piatte, sono ancora più efficaci quando si naviga a velocità elevate, perché in grado di generare portanza e una forza uguale al quadrato della velocità della barca, mentre i giroscopi hanno (per motivi strutturali) una forza limite oltre la quale non possono generare opposizione al moto. Come si vede nel grafico qui sotto, le pinne Vector riescono a spingere in direzione verticale la maggior parte della forza, riducendo al minimo quella scomposta in direzione orizzontale (che può creare movimenti indesiderati come imbardate e ondeggi.
Le pinne Vector risultano quindi fino al 50% più efficienti rispetto alle pinne piatte, inoltre generano una minore resistenza al moto della barca permettendo di ridurre al minimo il consumo di carburante e la perdita di velocità quando non vogliamo utilizzare il sistema. Ci sono voluti sforzi e studi notevoli, che hanno richiesto più di 10 anni di ricerca per perfezionare la forma di questa pinna. Gli stessi tecnici di Sleipner, fin dal primo lancio di una pinna stabilizzatrice, hanno cercato la maniera più efficace di ridirezionare la forza prodotta dalla pinna. Se infatti la pinna piatta permette di eliminare il rollio, la forza parallela al mare produce comunque un movimento indesiderato all’imbarcazione. Da lì è partita una fase di studio che è culminata con la presentazione della terza generazione di pinne Vector, che grazie a questa nuova forma riduce del 55% i movimenti indesiderati prodotti dalla pinna piatta.
Pinne Vector con attuatore elettrico Sleipner
L’ulteriore novità che hanno perfezionato i tecnici di Sleipner riguarda l’attuatore delle pinne, che non è più solo disponibile come sistema idraulico, ma anche come sistema elettrico. I vantaggi in questo senso sono molteplici. Innanzitutto gli attuatori idraulici producono un (seppur minimo) rumore che viene annullato fino al 92% in caso di attuatore elettrico, grazie ad un complesso sistema che evita alle vibrazioni di spargersi per la barca.
Una speciale guarnizione brevettata isola infatti il movimento meccanico degli ingranaggi dal motore, e permette di ridurre al minimo il passaggio del rumore a bordo. Il sistema sfrutta inoltre il riduttore armonico Harmonic Drive per il motore torque che alimenta il movimento delle pinne. Si tratta di una novità molto richiesta dal mercato, visto che questo nuovo sistema è più facile da installare e manutenere, si può muovere a 360°, è completamente silenzioso e anche più green perché elimina la presenza di qualsiasi parte idraulica. Va comunque detto che sul funzionamento delle pinne Vector non influisce la tipologia di attuatore, sia esso elettrico oppure idraulico.
Le nuove pinne Vector con attuatore elettrico sono disponibili in sei diverse taglie:
- SPS40E: per barche da 45-60 piedi (13-18 metri)
- SPS50E: per barche da 55-70 piedi (16-21 metri)
- SPS60E: per barche da 65-80 piedi (19-24 metri)
- SPS70E: per barche da 75-100 piedi (22-30 metri)
- SPS80E: per barche da 95-125 piedi (28-38 metri)
- SPS100E: per barche da 120-150 piedi (36-45 metri)
Come si sono comportate nel test
Abbiamo testato con mano la forza degli stabilizzatori Sleipner a bordo di un Fairline Squadron 65 equipaggiato con le nuove pinne Vector di terza generazione attuate elettricamente. Le condizioni del test, come si può vedere nella foto, erano abbastanza proibitive, ma non hanno spaventato i tecnici di Sleipner.
A bordo della barca c’erano Ronny Skauen – CEO di Sleipner Group – e il CCO Marius Torjusen, che hanno predisposto tutti gli strumenti per rilevare le prestazioni degli stabilizzatori, spiegandoci come le avrebbero misurate. Avremmo confrontato un periodo di tempo predeterminato (3-4 minuti) passato a bordo con gli stabilizzatori spenti con uno stesso periodo passato a bordo con gli stabilizzatori accesi. Il tutto stando fermi in mezzo al mare, simulando così una situazione che si avrebbe con la barca in rada all’ancora.
La prima comparativa (in rosso i movimenti registrati con gli stabilizzatori spenti, in verde quelli con gli stabilizzatori accesi) mostra come gli stabilizzatori abbiano ridotto dell’86% l’angolo di rollio. È un numero molto alto ma è solo un numero, vi possiamo assicurare che la sensazione a bordo – soprattutto avventurandosi sul flybridge tra ghiaccio e neve – cambia nettamente quando gli stabilizzatori sono in funzione. Si può inoltre decidere il “grado di stabilizzazione” della barca agendo sul sistema tramite l’interfaccia del chartplotter. Si può scegliere se si vuole un’invasività più alta (e una maggiore stabilizzazione) oppure più bassa, a seconda delle situazioni.
Pur non soffrendo particolarmente il mal di mare, mi sono immedesimato in chi patisce questa condizione, e magari gli è scongiurato per questo motivo l’utilizzo della barca. Grazie agli stabilizzatori queste persone possono veramente ridurre di molto la loro sofferenza, e vivere quasi con normalità la vita di bordo.
Del resto i tecnici di Sleipner ci hanno confidato che nessuno degli armatori che decide di installare un sistema di stabilizzazione è disposto – anche su barche future – a rinunciarci. Siamo veramente curiosi di capire quanto si diffonderà questo tipo di tecnologia sulle imbarcazioni dei nostri mari, considerando che l’Italia è già uno dei mercati principali per Sleipner, che ha recentemente inaugurato una sua sede italiana in provincia di Lucca.