Da Archivio – Barche a Motore
Mercoledì 3 ottobre 1990, sopra Montecarlo, il cielo è grigio. Una coltre di nubi da cui ogni tanto si stacca qualche schizzo d’acqua copre il Principato e il mare della Costa azzurra, reso sempre più inquieto dallo scirocco che soffia deciso e che alza onde sempre più ripide. Non sono le migliori condizioni per spingere al massimo un motoscafo. Anche se è progettato per correre e affrontare il mare a 100 nodi.
Quando c’erano gli offshore
A bordo di uno degli offshore impegnati nella tappa monegasca del campionato del mondo di classe, allora ai massimi della popolarità di pubblico e sponsor c’è Stefano Casiraghi, l’italiano bello e ben voluto da tutti (almeno ufficialmente) che è riuscito a impalmare Carolina di Monaco, la principessa. L’imprenditore monegasco ha 30 anni e tre figli Andrea, Charlotte e Pier e quella mattina è al timone di Pinot di Pinot, un catamarano bianco e rosso, coadiuvato da Patrice Innocenti, il copilota. Stefano sa che non può fare altro che arrivare primo in questa seconda manche della tappa che per lui è ormai di casa se vuole rimanere “Campione del mondo”, difendendo il titolo conquistato l’anno prima con un monoscafo.
L’ultima corsa
Lunedì, la prima manche non è andata troppo bene. La tappa è partita con due ore di ritardo per le cattive condizioni di visibilità e Casiraghi, mentre occupava l’ottava posizione, decide di fermarsi per soccorrere l’equipaggio di un team concorrente che aveva un incendio a bordo. Riammesso come da regolamento nella stessa posizione è obbligato a vincere. Stefano non vede altro risultato per sé alla fine delle 97 miglia di gara tra Montecarlo, Cap Ferrat e Nizza, con tre giri di boa. Al briefing di mercoledì mattina si presenta allegro e fa progetti per il futuro. Come acquistare una nuova barca più attrezzata, per esempio. Ne vuole una come quella di Adriano Panatta, l’ex tennista, dotata di cupolino e di poltrona ammortizzata.
Al momento della partenza sulle banchine del porto i genitori guardano preoccupati il mare, sanno della determinazione di Stefano e non sono tranquilli: «Speriamo si decida a smetterla», sono le parole che più di uno sente ripetere al padre. Carolina è invece a Parigi, il suo rientro è previsto per domani. Al momento dello start lo scirocco è ancora più deciso e il mare è ancora più mosso.
Nessuno però pensa a una sospensione di gara: è un campionato del mondo e i piloti sanno cosa significa correre in queste condizioni e alla fine sta alla scelta do ognuno decidere se affrontare il mare o no. E Stefano non vuole affrontarlo, vuole dominarlo, lui e tutti gli altri concorrenti. Mentre parte sparato e determinato a lasciarsi tutti gli altri dietro le due poppe, le condizioni cominciano a sfoltire la flotta.
Uno dei primi a cedere è l’allora campione europeo Angelo Spetta che poi dichiarerà:
«La barca si è messa a candela tirata su da un’onda e per fortuna sono tornato giù dritto. Avevo appena deciso di togliere manetta, ma il motore non ha risposto in tempo. Così ho deciso di fermarmi»
Poi è il turno di Vincenzo Polli, altro nome storico dell’offshore:
«Dopo un paio di salti della mia barca ho rallentato, non si poteva rischiare così. Ma ho visto Casiraghi che tirava al massimo, infilzandosi tra le onde».
Mentre il comasco vola verso le posizioni di testa altre due equipaggi si ribaltano per il mare, Sireg e Reggiani, ma l’unico a ferirsi è Marcello Curioni, un pilota, che batte con violenza la testa contro lo scafo. Quando l’orologio arriva a segnare le 11:18 arrivano le due onde che fermano questo orario nella storia della motonautica. La prima scompone l’assetto di Pinot di Pinot e la seconda, ancora più alta e cattiva, fa prima impennare e poi rovesciare il catamarano che comincia subito ad affondare dalla poppa. Patrice Innocenti è gettato fuori e cerca di attaccarsi alla chiglia in attesa dei soccorsi, è ferito gravemente, ha molte fratture al bacino e alla spalla destra e fa una fatica infinita a nuotare mentre Stefano è ancora al posto di guida che ormai è sott’acqua. Si pensa che sia rimasto impigliato.
Ironia della sorte Casiraghi non ha voluto l’elicottero che generalmente lo segue durante le gare. Si fermano però altre imbarcazioni e c’è chi si tuffa per cercare di liberare il pilota italiano, tra gli altri Domenico Achilli e l’ inglese Steve Curtis. Stefano però è già morto. L’impatto gli ha spezzato la colonna vertebrale sotto il collo.
Alle 11 e 20 ci sono già i sub arrivati con gli elicotteri dell’organizzazione che estraggono il corpo senza vita del pilota e lo adagiano sulla coperta di un altro catamarano, quello di Emanuele Colletta per portarlo a riva.
Sembra quasi un crudele scherzo, a sentire la sua amica Luisella Berrino, giornalista di Radio Monte Carlo. Stefano, o Carolino, come lo chiamavano in molti in virtù del nome di sua moglie, avrebbe avuto intenzione di cedere alle richieste di moglie e genitori dicendo stop alle gare alla fine di questo campionato per dedicarsi solo all’organizzazione.
Sulle boe vengono piazzate le bandierine rosse, ma qualche concorrente non se ne avvede e tira avanti, come Panatta che dovrà comunque fermarsi per un’avaria. Visto il bailamme che c’è in giro in seguito all’incidente, l’ex tennista rimane più di un’ora sballottato dalle onde prima che un mezzo di soccorso lo vada a prendere per trainarlo in porto.
Mentre Carolina arriva arriva nel principato già vestita di nero, il principe regnante Ranieri di Monaco dichiara che per commemorare e onorare la memoria dell’amato genero le gare proseguiranno comunque.
«Stefano avrebbe voluto così»
In realtà le corse vennero poi annullate in segno di lutto tra molte polemiche sulla sicurezza del campionato mondiale off-shore. Pochi giorni prima di Stefano era infatti mancato il giovanissimo Antonio Guarducci, appena 23enne in una gara del campionato europeo. Nonostante l’annullamento della gara a Montecarlo rimasero molti piloti per i funerali. Si decise anche che al termine delle esequie, un corteo di yacht e motoscafi avrebbe portato sul una corona di fiori sul tratto di mare dove si era rovesciata l’ imbarcazione di Casiraghi.
Fonte immagini: www.offshoreonly.com