Lontano dai riflettori, il re dei superyacht Dan Lenard, ha attraversato tutto l’Oceano Atlantico senza strumenti. Non su una barca a motore, bensì a vela. Dan Lenard è, però, un celebre designer di barche a motore noto in tutto il mondo in quanto è co-fondatore, assieme a Carlo Nuvolari, dello studio di progettazione navale Nuvolari Lenard. Quella grande eccellenza italiana che ha messo la firma sui megayacht più all’avangurdia, dai Perini agli Oceanco, dai Palmer Johnson ai Ferretti.
Navigando in solitario a vela senza motore, né strumenti, né bussola o sestante (proprio come gli antichi navigatori) da Cadice, dove era partito il 20 gennaio scorso, ad Antigua (dove è arrivato ieri), quasi 4.000 miglia seguendo la rotta del secondo viaggio di Cristoforo Colombo verso le Indie.
“Voi saprete dove mi troverò, io no”, aveva scherzato prima di salpare, avendo a disposizione giusto un transponder per inviare la propria posizione a chi lo seguiva. Poi solo la sua vista, il sole, le stelle e l’orologio.
Una barca “patchwork” e zero strumenti
“Chissà che barca spaziale si sarà progettato il re dei superyacht per tentare questa impresa”, si era domandato qualcuno. Invece no. Lenard ha mollato gli ormeggi a bordo di Scia, un 33 piedi (10 metri) che noi abbiamo definito “barca Frankenstein”, perché realizzata riciclando i pezzi di altre imbarcazioni.
Ce l’aveva descritta così: “Un patchwork di pezzi di imbarcazioni precedenti, la più ‘nuova’ ha otto anni.Abbiamo riciclato parti di barche in diversi stati di costruzione, abbiamo accoppiato scafo e coperta di imbarcazioni diverse vecchie di 10 anni.
ECO-IMPRESA
Il suo obiettivo era quello di raggiungere le coste della Florida per il Miami Boat Show (14-18 febbraio), ma a causa dei venti leggeri non ce l’ha fatta per pochi giorni (adesso è fermi ad Antigua e non sappiamo quando riprenderà la navigazione). Di certo non era alla caccia di alcun record: non ha comunicato niente a nessuno, è partito in sordina, zitto zitto. Lo ha fatto per promuovere la bellezza della navigazione a vela come modo di viaggiare “eco” a impatto zero, oltre che richiamare l’attenzione sulla necessità di un’azione immediata e concreta per la salvaguardia del mare.
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1 commento su “4.000 miglia di oceano senza strumenti | L’impresa del “re dei superyacht””
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