La nautica può contribuire a salvare l’unità europea? Sembra di sì. Ecco cosa è accaduto, come riferisce Federico Fubini sul Corriere della Sera (20 maggio, pagina 3).
In una riunione di nove ore Angela Merkel, cancelliera della Germania, dopo aver avuto il benestare dal presidente francese Emmanuel Macron, ha dato mandato a Olaf Scholz, ministro delle finanze di Berlino, di studiare una forma di tassazione comune a tutti i paesi aderenti alla UE che serva a finanziare un Eurobond europeo.
COSA DICE IL DOCUMENTO RISERVATO
Il documento riservato prevede, per la prima volta, una tassazione comune da parte di tutti i paesi dell’Unione Europea, gestita dal parlamento di Strasburgo che serva a finanziare un bond che è, di fatto il famoso Eurobond che l’Italia reclama dai tempi dei governi Berlusconi. A cosa serviranno la tassazione raccolta in comune tra tutti i paesi UE? A lanciare un piano poderoso di risorse europee per investimenti pubblici. Un vero intervento che ricorda il “piano Marshall”, servito a far ripartire l’Europa dopo la seconda guerra mondiale.
COSA C’ENTRA LA NAUTICA
E qui entra in gioco, nel suo piccolissimo, la nautica. Il finanziamento per i futuri eurobond, oltre a prevedere una tassazione più equa dei colossi digitali (Google, Facebook, Amazon…) e l’abolizione dei paradisi fiscali di Olanda e Irlanda, prevede una tassa “verde” (minima, recita il documento riservato) chiamata “Emission Trading Scheme”. Si pensa, per finanziare la tassa verde, di far pagare le aziende “per quanto inquinano, da ampliare potenzialmente – recita l’articolo di Federico Fubini – ad aviazione e nautica”.
LA NOSTRA OPINIONE
Tutto è ancora allo studio, ma una nostra personalissima opinione l’abbiamo. Benissimo se la tassa verde servirà a rilanciare l’Europa nel suo insieme, salvandola dall’implosione. Ma, forse, prima di arrivare a tassare le emissioni della nautica (sono lo 0,6% delle emissioni di gas serra e CO2) ci sono ben altri settori da coinvolgere.
LA NAUTICA DA DIPORTO NON INQUINA
Il peso assoluto in termini di inquinamento delle barche da diporto è davvero poca cosa. Secondo quanto comunicato dall’Ipcc (l’organismo intergovernativo sui cambiamenti climatici sotto egida Onu, l’Epa (agenzia statunitense di protezione dell’ambiente), e Sybass (associazione dei costruttori di superyacht) con riferimento al 2014, sulle 9,86 miliardi di tonnellate totali di gas serra emessi nell’atmosfera (principalmente anidride carbonica -CO2- e ossidi di azoto -NOx- più o meno in rapporto di 10 a 1 tra loro), si scopre che i trasporti sono responsabili del 14% delle emissioni di gas serra.
E all’interno di questo settore a “sporcare” di più ci pensano, in ordine, lo shipping (il trasporto merce via nave), l’aviazione e le auto, che insieme superano il 99,3%. Il restante 0,6 è “finalmente” responsabilità del diporto.
AIUTACI A TENERTI SEMPRE AGGIORNATO
I giornalisti di Barche a Motore, insieme con Giornale della VELA e Top Yacht Design si impegnano ogni giorno a garantire informazione di qualità, aggiornata e corretta sul mondo della nautica in modo gratuito attraverso i siti web. Se apprezzi il nostro lavoro, sostienici abbonandoti alla rivista. L’abbonamento annuale costa solo 29,90 euro!
Sostienici anche su Giornale della VELA e Top Yacht Design!
NAVIGA INFORMATO!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla nautica, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di Barche a motore! Basta cliccare il link qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscrivimi”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di barche a motore! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno! CLICCA QUI