A 32 anni Aldo Silvestroni è un giovane imprenditore che da un paio d’anni ha creato il progetto “The Boston Guy”. La sua missione è di restaurare vecchi modelli di Boston Whaler di tutte le dimensioni e dargli nuova vita. Un’idea di successo che lo sta riempiendo di soddisfazioni.
The Boston Guy
C’è chi ancora oggi non resiste al fascino di questi motoscafi (leggi qui l’articolo completo sulla loro storia) e vuole riportarli in vita. Come Aldo Silvestroni, aka “The Boston Guy”, un ragazzo italiano di 32 anni nato a Roma che da un paio d’anni ha creato una start up che si dedica al restauro di vecchi Boston Whaler. Un’idea semplice e geniale che lo sta riempiendo di soddisfazioni professionali ed è una perfetta testimonianza di un percorso che unisce passione, coraggio e capacità imprenditoriale. Aldo Silvestroni, nonostante la giovane età, ha già una carriera brillante alle spalle.
Prima di gettarsi anima e corpo nel suo progetto di restauro di vecchi Boston Whaler si è laureato a Londra in Accounting, ha lavorato per 8 anni in una famosa tech company quotata in Borsa. Poi però quel sogno coltivato fin da bambino quando solcava il mare della Sardegna insieme al nonno e al papà è tornato a mordergli l’anima e lo ha convinto a mollare tutto per tentare di realizzarlo sul serio. Sempre in viaggio tra Europa, Stati Uniti, Emirati Arabi e Oriente per presentare il suo progetto “The Boston Guy”, lo abbiamo raggiunto al telefono a Parigi e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia che, siamo sicuri, ispirerà molti dei nostri lettori.
Aldo, perché proprio i Boston Whaler?
“Li amo da sempre. Sono divertenti, veloci, essenziali e marini, facili da gestire ed economici da mantenere. Pescano poco, ti permettono di fare lo slalom in baie anche affollate e metterti in prima fila. Inoltre sono ancora ricchi di fascino. Dopo essere stati al top della piccola e media nautica a partire dagli Anni 70, il loro boom è stato soppiantato negli Anni 2000 da altri brand famosi, come Pershing, Itama e Sunseeker. Chi aveva un Boston lo lasciava in giardino o nei rimessaggi e ancora oggi è pieno di questi scafi dismessi, ma pronti per essere recuperati da chi che ne comprende le doti, il fascino e la qualità. Il mio lavoro è quello di ridare vita a vecchie barche, ristrutturarle e aggiornarle sfruttando la moderna tecnologia, ma senza tradirne lo spirito e aggiungendo un tocco di stile “Made in Italy” che anche su prodotti così rigorosamente a stelle e strisce costituisce un plus molto apprezzato dai clienti”.
Tu come e quando ti sei avvicinato alla nautica?
“La passione mi è stata trasmessa dalla famiglia. Da mio padre innanzitutto, ma ancora prima da mio nonno che a metà degli Anni 60 durante una vacanza in Sardegna conobbe l’Aga Khan mentre stava creando la Costa Smeralda, e si convinse a costruire una casa a Cala di Volpe. In quel luogo meraviglioso ho passato la mia infanzia, tutte le estati e i momenti di villeggiatura, innamorandomi non solo delle bellezze naturali, ma anche del fascino e le atmosfere da jet set internazionale che lo animavano ad ogni stagione. Per godere al meglio il mare e quel tratto di costa paradisiaco i miei scoprirono la nautica. Acquistarono prima un Boston Whaler, poi un Bertram, poi ancora un Itama e infine un Tornado. Abbiamo sempre avuto barche piccole, motoscafi agili e veloci che ci permettevano di raggiungere praticamente ogni spiaggia e caletta in grandissima libertà”.
E tu come hai vissuto questo apprendistato nautico?
“Quando avevo 13 anni mio padre mi regalò un Boston Whaler 11. Lo usavamo per lo più come tender di servizio sull’Itama, ma per me è stato la prima vera forma di indipendenza. Ci navigavo da solo e, visto che non aveva propulsione ma solo remi, mi ingegnai addirittura a dotarlo di una piccola vela di fortuna grazie a un mezzo marinaio e un pareo di mia madre! Qualche anno dopo passai a un Boston Whaler 13, questo invece provvisto di motore, dapprima un Envirude e poi un Yamaha, con cui navigavo praticamente ovunque. Non solo, mi occupavo della manutenzione e apportando piccole modifiche con il tempo ho avuto modo di approfondire la costruzione di queste barche, i materiali, gli allestimenti, soprattutto nei modelli antecedenti agli Anni 2000, quindi la prima generazione.
Insomma sono cresciuto nel mito dei Boston Whaler che hanno doti di versatilità e agilità non paragonabili a modelli di motoscafi più grandi, sono ideali per la navigazione sotto costa, e poi assolutamente semplici da gestire anche nella manutenzione, cosa che li rende praticamente adatti a tutti. Entro una misura di 22-25 piedi li porti tranquillamente da solo, hai tutto sottomano, non hai problemi all’ancora e all’ormeggio. Per me sono meglio anche di tanti gommoni attuali perché offrono almeno un 30 per cento di spazio vivibile in più”.
E l’idea del restauro di queste barche quando ti è venuta?
“Avevo 18 anni e prima ancora di iscrivermi all’università volevo mettere su un piccolo cantiere con l’idea di restaurare queste barche. Purtroppo in quell’anno mio padre venne a mancare e per un senso di responsabilità nei confronti di mia madre e mia sorella decisi di trasferirmi in Inghilterra a studiare Accounting per dedicarmi a una carriera più sicura. Durante gli studi universitari cominciai anche un’attività imprenditoriale. Insieme alla mia coinquilina, Giorgina Clavarino, creai un blog di moda e lifestyle che ebbe un grande successo e mi permise di mantenermi, conoscere il mondo digital e lavorare con diversi brand del lusso.
Da lì entrai in Triboo, una società che in pochi anni arrivò a un fatturato di oltre 100 milioni di euro e si quotò in Borsa. A distanza di 10 anni dalla morte di mio padre, tuttavia, mi scattò qualcosa dentro. Le mie responsabilità verso la famiglia erano cambiate, mia madre, cardine della mia vita, Elisabetta Dessy, a 67 anni è diventata una delle modelle più famose al mondo, mia sorella è un autore televisivo affermato. Così io ho deciso di mollare tutto e riprendere quel piccolo sogno che avevo messo da parte, restaurare vecchi Boston Whaler, e così è cominciato tutto”.
Come è partito il progetto “The Boston Guy”?
“Sono partito dalla mia grande passione e da quelle esperienze giovanili che però non bastavano certo per creare un business da zero. Servivano competenze manuali approfondite che all’epoca non avevo. Però non mi sono perso d’animo e mi sono messo subito al lavoro restaurando prima un Boston 13 e poi un 17 piedi. Nel mentre ho conosciuto delle maestranze che mi hanno introdotto a questo tipo di lavorazioni e soprattutto mi hanno motivato ad andare avanti. Già nel primo anno di attività ho cominciato a guadagnare con diversi ordini anche oltreoceano e ho reinvestito il tutto nel restauro di un 22 piedi, strutturalmente molto più complesso, il che mi ha allargando ulteriormente il “know out” tecnico. Forte delle mie conoscenze digital ho creato parallelamente il sito internet e i canali social del progetto e poi sfruttando l’esperienza professionale nella moda ho ideato una linea di gadget dedicati al lifestyle, come portachiavi, laccetti antivento per gli occhiali, cappelli, magliette e felpe, che rappresentano l’essenza del Boston Guy”.
Cosa fai nella pratica?
“The Boston Guy è un progetto che ha al centro la ristrutturazione completa o parziale di vecchi Boston Whaler di tutte le metrature. Il business ha una doppia direzione. Da un lato vado personalmente alla ricerca di barche dismesse sia in Italia che all’estero, le acquisto, le ristrutturo e le rivendo. Poi ci sono invece gli stessi armatori che mi affidano la loro barca per recuperarla, aggiornarla o personalizzarla. Quindi fondamentalmente sia che hai già un Boston oppure non ce l’hai, puoi venire da me e trovare lo scafo che cerchi perché o te lo ristrutturo o te lo fornisco.
Per quanto riguarda il lavoro tecnico, al momento la società si appoggia a più cantieri di stanza in Sardegna, ma l’obiettivo è di avere presto un cantiere tutto mio con maestranze a lungo termine sia di lungo corso che giovani. Ogni settimana ricevo richieste di ragazzi a cui piace il progetto e che vorrebbero venire a lavorare imparando questo straordinario lavoro artigianale che c’è dietro. All’ufficio preferiscono un cantiere, dove sporcarsi le mani e imparare un mestiere nobile. Avendo poi tante richieste anche dagli Stati Uniti c’è l’idea di sviluppare in futuro una base nautica con show room a New York dove iniziare il lavoro da zero oppure completare quello già iniziato qui in Italia”.
Quali sono i tipici passaggi di un restauro completo?
“Il primo step è il check dello scafo e la sua messa in sicurezza. L’imbarcazione viene aperta e si esamina a fondo lo stato del poliuretano espanso microcellulare che è l’elemento chiave per rendere lo scafo inaffondabile. Una volta ripristinato quello, chiudiamo con la vetroresina l’intercapedine dello scafo, sistemiamo ulteriori crepe o punti critici e infine pitturiamo tutta la struttura. Successivamente viene inserito il teak sul piano di calpestio che originariamente non ci sarebbe sul Boston Whaler. Per concludere si montano i nuovi layout in mogano, il bottazzo, le bitte in acciaio, il serbatoio carburante e tutto il resto degli allestimenti con varie possibilità di personalizzazioni decise con il cliente”.
Qual è il target di “The Boston Guy”?
“La mia clientela è molto trasversale sia dal punto di vista geografico, che di età e addirittura di genere. C’è il romantico irriducibile che ama le forme nautiche del passato e vuole un mezzo ricco di fascino per godersi il mare con famiglia e amici, ma anche persone che vedono nel restauro di un vecchio Boston una soluzione nautica pratica, versatile e a basso costo. C’è il papà che vuole far rivivere le gioie del passato ai propri figli e giovani che semplicemente se ne fregano dei ‘plasticoni’ attuali, costosi e ricchi di gadget, ma senza anima. Ricevo richieste da tutto il mondo, Europa e Italia naturalmente, ma anche da Stati Uniti ed Emirati Arabi. Ultimamente ho avuto diversi armatori di barche di oltre 70 m che mi hanno commissionato diversi tender per poter scendere a terra ed essere più agili nel trasporto di persone e rifornimento cambusa. Una cosa che mi sorprende è il riscontro del progetto da parte delle donne. In tante mi seguono sui social e mi scrivono per chiedermi consigli e spiegazioni sulla conduzione di queste barche, la manutenzione, i lavori di ripristino. Vorrebbero possederne uno, da vivere da sole o con il partner o le amiche. Questo sinceramente lo trovo straordinario”.
Cosa dicono gli americani del tuo progetto in Mediterraneo?
“Negli Stati Uniti ci sono diversi progetti simili al mio già avviati e rinomati. Del resto parliamo di un brand famosissimo come Boston Whaler, che è come dire Fiat o Alfa Romeo in Italia per l’automotive. Ogni famiglia di diportisti americana ha posseduto o ammirato almeno una di queste barche in passato e rappresentano una fucina di memorie e ricordi ancora vivi. Tanti armatori provano a restaurarle per rivivere quelle esperienze, trasferirle magari ai figli e cercano professionisti che li aiutino con i lavori. Questo transfert è fondamentale perché le nuove generazioni non conoscono i Boston Whaler, la loro storia e sono attirati giustamente da modelli più recenti. La mia esperienza però li appassiona e li incuriosisce proprio perché nasce in Mediterraneo e aggiunge un tocco di Made in Italy che piace molto. Poi io sono giovane e sfrutto al massimo le nuove forme di comunicazione, cosa che a certi vecchi artigiani manca del tutto. Oggi invece è il vero motore di questi business”.
“The Boston Guy” sembra cavalcare una tendenza “vintage” sempre più diffusa anche nella nautica, è così?
“Assolutamente sì. La nautica riflette questo recupero e valorizzazione del passato, di prodotti costruiti in un altro modo, con materiali e concept di qualità, senza data di scadenza. Io sono da sempre proiettato nel vintage, anche nel mio modo di vestire, porto i basettoni, indosso pantaloni con pence e riga, giubbotti di pelle e occhiali Persol stile Onassis. Questa è la mia formazione ed educazione. La sfida con i restauri dei Boston è quella di recuperare la loro tradizione e immergerla nel presente aggiornando per esempio gli allestimenti, dal piano di calpestio in teak moderno, alle luci al led, dalla strumentazione di ultima generazione ai tessuti e alle cuscinerie con materiali pregiati e innovativi. Senza naturalmente tradirne lo spirito.
Alcuni puristi naturalmente mi danno addosso per queste forme, anche blande, di rivisitazione, ma questo è il mio modo di lavorare, la mia firma d’autore, se vuoi, la mia visione che alla maggior parte dei clienti invece piace moltissimo. Il mio lavoro del resto non è unilaterale, ma si basa sul confronto continuo con le esigenze pratiche ed estetiche di chi mi affida questi mezzi e vuole viverli nel nostro tempo. Alcuni chiedono addirittura modifiche estreme o azzardate e anche in quel caso offro una consulenza basata sulla mia esperienza sul campo. Cerco sempre di indirizzare verso la soluzione migliore. Adoro da sempre queste barche, sono ancora bellissime e sempre di più fanno ormai parte della mia vita”.
David Ingiosi
6 commenti su “Così un 32enne italiano fa rinascere i mitici Boston Whaler”
The Real Person!
Sono un ex-diportosta veneziano che ha avuto modo di condirre personalmente un piccolo Boston motorizzato con un f.b. da 70 cv. Quella breve esperienza però, mi ha permesso di percepire le doti straordinarie di questi scafi che grazie alla geometria della carena, offrono una stabilità laterale durante le virate senza confronti, rispetto a scafi di pari dimensioni, un buon confort durante la navigazione anche in velocità di planata. Questo modello di natante è stato in dotazione, per un ventennio, anche agli equipaggi della Capitaneria di Porto della sede di S.Marco a Venezia.
The Real Person!
Bella iniziativa, complimenti, i Boston mi sono sempre piaciuti !! Per il tempo libero e la pesca !!
The Real Person!
Ciao, sono un perito meccanico di 68 anni in pensione , ho rimestato e restaurato parecchi Boston di recente , 11,13,15,17,19,22,25 e anche un bel 25 Guardian , mi dedico anche a fare tagliandi e riparazioni su tutti i motori Yamaha due tempi che giudico i migliori e al pari dei Boston indistruttibili, se pensi che possa interessare possiamo scambiarci idee e collaborare , grazie
The Real Person!
Cervo Boston 27 outrage o guardian con Walter drive 3939046221
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Cerco Boston 27 outrage o guardian con waler drive 3939046221
The Real Person!
CIAO SONO UN ARTIGIANO DI Padova ho cominciato per caso a sistemare barche e finora mi sono capitate 3 Boston 2 reveng da 24 e un 19 all’inizio non le apprezzavo poi guardandole bene e lavorandoci mi sorprendendo per la loro semplicità e eleganza buon lavoro a tutti