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Se ne sta parlando tantissimo, sui vari gruppi social dedicati alla vela e alla meteorologia. C’è un vero e proprio “medicane” in Mediterraneo, pericolsamente vicino all’Italia. Scrive il meteorologo di MeteomedRiccardo Ravagnan: “Il ciclone mediterraneo nelle ultime ore ha traslato il suo baricentro verso lo Ionio e lambisce l’Italia, in particolare Sicilia e Calabria dove sono in atto piogge e temporali.
Qualche pioggia coinvolge anche Puglia, Basilicata e Campania. Lo spostamento del ciclone in una zona a basso shear consente una migliore organizzazione della struttura nuvolosa che spiraleggia attorno al minimo la cui pressione è scesa sotto i 1000 hPa. E’ possibile possa presentare un occhio. Il Medicane è atteso ora sulla Grecia dove farà landfall nella giornata di venerdì con venti molto intensi e raffiche superiori ai 160 km/h e piogge torrenziali”.
COSA SONO I MEDICANE?
Se pensiamo alla pericolosità del mare il primo luogo che appare alla nostra mente è l’Oceano, per la sua vastità, imponenza e per i fenomeni meteorologici distruttivi che siamo abituati a vedere in televisione. A detta di molti grandi marinai, però, è il Mediterraneo il mare più imprevedibile (e quindi, potenzialmente pericoloso), per cui, anche quando si naviga in famiglia, vale la pena di essere supportati da un team di esperti.
Con Meteomed ad esempio potrete contare su una piattaforma con previsioni studiate per il Mediterraneo e avrete l’opportunità di consultarvi, anche giornalmente, con una squadra di meteorologi professionisti. Anche perché, a parte le ne cessità di routine del navigare (allerte temporali, venti forti, mari agitati), esistono dei fenomeni meteomarini molto pericolosi.
FURIA DISTRUTTRICE Il medicane Numa (a lato), che colpì le coste della Grecia nell’estate del 2017, causò la morte di almeno 20 persone, inondazioni e frane che distrussero oltre 1.000 abitazioni.
COME I CICLONI TROPICALI Forse non lo sapete, ma anche il Mare Nostrum ha i suoi uragani: con il termine medicane (crasi di Mediterranean Hurricane) viene indicato un sistema di bassa pressione caratterizzato da forti precipitazioni e venti intensi in cui è possibile riconoscere un piccolo e ben delineato “occhio” (un altro nome che viene dato a questi pseudo cicloni è TLC, ‘tropical like cyclone’).
“Vortici di questo tipo non sono rari nel nostro bacino, uno degli ultimi in termini temporali, ‘Vega’, risale al 7 Novembre del 2014 e interessò il braccio di mare compreso tra Malta e Lampedusa. Il più forte fu invece ‘Zeo’ che nel Dicembre del 2005 fece moltissimi danni e anche delle vittime in Sicilia”, raccontano gli esperti di Meteomed. “Pur non raggiungendo la forza e la dimensione degli uragani tropicali, la loro somiglianza nella forma ha dell’incredibile.
TANTI CASI DOCUMENTATI Da quando sono disponibili le osservazioni satellitari, molti sono i casi documentati. Anche tra il 4 ed il 9 Ottobre del 1996 due cicloni mediterranei coinvolsero il Sud Italia. Il più forte, Cornelia, dopo aver attraversato il Tirreno raggiunse la Sicilia e la Calabria portando intense precipitazioni e causando ingenti danni. Particolarmente coinvolte le Isole Eolie dove i venti raggiunsero raffiche di 140 km/h; molte barche e yacht affondarono mentre intense mareggiate coinvolsero le coste della Sicilia”.
ANATOMIA DI UN “MEDICANE” “I medicane sembrano evolvere proprio come i normali uragani e traggono energia dal mare caldo e rappresentano il gradino più alto dei (già citati) TLC”, ci spiegano. “Tali vortici si formano in genere con l’inserimento sui mari meridionali di un vortice in quota. Una volta che il vortice si forma, aumenta il processo di estrazione dei flussi energetici marini a causa del rinforzo dei venti, richiamati nel centro depressionario. Costituitosi il vortice, l’energia principale a questo punto deriva proprio dal flusso di calore e di umidità fornito dal mare. Evolvono infatti sulla superficie marina ma poi tendono ad attenuarsi una volta raggiunta la terraferma. A causa dell’elevato numero di abitanti che popolano la costa, i medicane hanno un potenziale molto pericoloso per cui una migliore conoscenza di questi vortici è necessaria per poter ridurre gli impatti sociali”.
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