È impossibile con la propria imbarcazione privata: esistono però tour guidati alle bellezze delle tre isole dell’Arcipelago Toscano più esclusive e “abbandonate”, ovvero Gorgona, Pianosa e Montecristo, nelle acque attorno alle quali è impossibile arrivare con la propria barca (a vela o a motore che sia) a causa dei rigidi divieti posti dalle autorità del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e dal fatto che in parte ospitano anche le strutture di un carcere.
Gorgona, Pianosa, Montecristo
GORGONA
È l’isola più a nord dell’arcipelago Toscano, si trova a 18 miglia OSO da Livorno. La superficie è di soli 2 chilometri quadrati con un perimetro costiero di neppure 3 miglia: ha forma quasi rotonda, montuosa ed è ben riconoscibile per l’elevazione di punta Gorgona, che raggiunge i 255 metri di altezza. Non si può ormeggiare in alcuna parte dell’isola sia perché è area protetta, sia perché ospita le riservatissime strutture di un carcere di massima sicurezza. Si può trovare rifugio nel piccolo e pittoresco porticciolo di Cala di Scalo, che si trova sul lato est, ma solo ed esclusivamente in caso di avaria dell’imbarcazione che impedisca la navigazione.
Gli altri approdi dell’isola sono a Cala Maestra, all’estremità nord dell’isola, dove si ammirano spettacolari scogliere erose dal vento con colori che tendono anche al verde, e a Cala Scirocco,all’estremità sud. Anche in queste altre due non si può ormeggiare, se non ci si trova in grave difficoltà.
PIANOSA
Si trova solo 8 miglia a sud dall’estremità occidentale dell’Elba, ma è difficile distinguerla da troppo lontano perché è quasi totalmente piatta (l’altezza massima è di 30 metri). Ha una superficie di 10,3 chilometri quadrati e un perimetro costiero di circa 14 miglia.
Fino al 1997 ospitava un temuto carcere, ora fa parte del Parco dell’Arcipelago Toscano ma vi sono sempre vietati l’ormeggio e la navigazione entro un miglio dalla costa. Non si può purtroppo neppure accedere al meraviglioso porticciolo a Cala San Giovanni, posto sul lato orientale dell’isola, se non in caso di avaria che impedisce la prosecuzione della navigazione.
Altri ridossi, comunque inaccessibili, sono a Cala della Ruta, riconoscibile per una torre quadrangolare rossa sul lato sud dell’isola e nel Golfo della Botte, sul lato nordovest.
È possibile prenotarsi per fare una visita in questa incredibile oasi naturale salendo a bordo delle imbarcazioni che raggiungono la Riserva da Campo nell’Elba o da Porto Azzurro. Sbarcando così, comunque, scoprirete circa 500 specie di piante rare o endemiche, tra le quali gli spettacolari esemplari di ulivi centenari fatti piantare da Napoleone. Anche le costruzioni sono particolari, come il Forte Teglia, fatto realizzare sempre dal Bonaparte e occupato sino a poco tempo fa dalla direzione del carcere.
Incredibili le Catacombe Paleocristiane, una fitta rete di cunicoli, lunga 200 metri, scavati nella roccia. Imperdibile un bagno a Cala Giovanna, baia con una spiaggia di sabbia bianca finissima.
MONTECRISTO
Famosissima grazie al romanzo di Alexandre Dumas “Il Conte di Montecristo”, è la più isolata del gruppo e dista ben 22 miglia di mare dall’estremità sud dell’Elba. Ha una superficie di 10,4 chilometri quadrati e una linea costiera lunga meno di 8 miglia. Geologicamente è un’isola conica dalle sponde scoscese, ben visibile dal mare grazie all’imponente mole del Monte della Fortezza, alto 648 metri.
Fa integralmente parte del Parco Nazionale ed è pure stata dichiarata, nel 1997, Riserva Naturale Bioenergetica dal Consiglio d’Europa. Come nel mare delle altre due, anche in quello di Montecristo è vietata la navigazione entro un miglio dalla costa: non si può ormeggiare se non in caso di avaria che impedisce la navigazione.
È comunque possibile riuscire a visitare Montecristo unendosi a uno dei piccoli gruppi guidati dagli esperti del Corpo Forestale. Si sbarcherà così sulle rive di questo paradiso naturale incontaminato per visitare i resti di un antico monastero, la Grotta del Santo ricoperta da immagini sacre, l’orto botanico e l’ex Villa Reale.
Sempre da terra si possono, infine, ammirare anche i ridossi più belli dell’isola, come Cala Maestra e Cala Santa Maria sul lato ovest, Cala Scirocco sul lato est e Cala Corfù sulla punta sudest.
Avventure sull’isola, da Dragut a Dantès
La storia documentata dell’isola di Montecristo comincia con la fondazione del Monastero di San Mamiliano, complesso religioso che custodiva un leggendario tesoro, frutto di donazioni ecclesiastiche, e una cappella absidata costruita all’interno della Grotta di San Mamiliano, nella quale visse il santo nel V secolo.
Nel 1553 il pirata Dragut, dirigendosi verso l’Isola d’Elba, espugnò il Monastero decretandone la rovina. Da quel momento l’isola di Montecristo rimase disabitata. Almeno nel mondo reale: perché successivamente ha inizio la storia “letteraria” dell’isola, quella che ha per protagonista Alexandre Dumas e il suo mitico personaggio Edmond Dantès, “Il Conte di Montecristo”.
Romanzo fantastico e avventuroso che ha stregato generazioni e generazioni di lettori fin dalla sua uscita nel 1844, il volume racconta l’incredibile storia di questo giovane marinaio francese che al culmine delle sue mirabolanti avventure sbarca sull’isola toscana per recuperare proprio un favoloso tesoro, appartenente però alla decaduta famiglia Spada. Grazie a questo prezioso aiuto e alla sua furbizia, riuscirà a vendicarsi dei nemici che lo avevano mandato in disgrazia.
Giannutri: in vacanza dove andava Nerone…
Piatta, selvaggia e profumata da ricche distese di macchia mediterranea, l’isola ospita numerose vestigia Romane ed etrusche. Giannutri è l’isola più meridionale di tutto l’Arcipelago Toscano e si trova circa 6 miglia a sud dell’Isola del Giglio, del cui comune fa parte. Lunga circa 3 chilometri e larga poco più di 500 metri – per una superficie totale di appena 2,3 chilometri quadrati –, ha una particolare forma di C sulla quale spiccano solo due approdi: Cala Spalmatoio, a sudest, e Cala Maestra, a ovest.
Geologicamente piatta, l’isola di Giannutri è però pressoché priva di spiagge sabbiose d è invece caratterizzata quasi lungo tutta la sua linea costiera dalla presenza scogli e calette sassose. Proprio in prossimità di Cala Maestra, in posizione rialzata rispetto al porto Romano posizionato proprio in quella baia, ci sono i resti di una bella villa Romana del II secolo d.C. Venne edificata dalla famiglia dei Domizi Enobarbi, antica stirpe senatoria di importanti commercianti della quale faceva parte anche Gneo Domizio, marito di Agrippina, madre del famigerato imperatore Nerone. Nonostante la sua rilevanza artistica e storica, la villa è purtroppo spesso chiusa per restauro ed è difficile riuscire a visitarla. Vale la pena salire in cima al promontorio di Cala Maestra e da lì ammirare almeno il panorama sul Tirreno.
A Punta Scaletta si trovano i resti di uno scafo Romano ancora integro, come a Cala Spalmatoio, dove, invece, si trovano sia relitti di Romani che etruschi. A Capel Rosso, sotto alla punta sud dove si trova il faro, si possono trovare anfore e vasi, ma l’area cade all’interno della Zona di tutela totale del Parco Marino ed è inaccessibile dal mare.
Passeggiando, poi, per i sentieri interni all’isola si incontrano anche affascinanti boschi di lecci e distese di ginepro, mentre l’aria è dappertutto impregnata dai profumi di corbezzolo, erica, ginestra e cisto.
CALA SPALMATOIO
(42°15’ 14N – 11°06’ 47E)
Poiché l’isola non offre un vero e proprio porto, l’approdo migliore è questo, posizionato circa a metà della costa E. Ampia e ben ridossata dai venti da ovest, la rada ospita anche una piccola banchina in cemento.
Ormeggio: ad essa o vicino alle scogliere in 15-20 metri d’acqua su fondo roccioso. Profondità: 4-4,5 metri. VHF: canale 16 (Delamare). A terra: c’è un ristorante.
CALA MAESTRA
(42°15’ 30N – 11°05’ 50E)
Posizionata invece sulla costa O dell’isola, è questa una piccola e spesso trafficata insenatura dove diverse imbarcazioni si ormeggiano a boe.
PUNTA SECCA
(42°15’ 70N – 11°05’ 00E)
In prossimità dell’omonima spiaggia posta a NO di Giannutri si trova questo approdo, ben ridossato da venti da SE. Si può dar fondo in 7-10 metri d’acqua a un centinaio di metri da terra. Da visitare all’estremità SO della Punta c’è la Cala dei Grottoni con le sue affascinanti caverne.
Fondali, coralli e relitti
Le belle e trasparenti acque che circondano la bella Giannutri sono molto amate dai subacquei, italiani e non. Il motivo è semplice: sui fondali della piccola isola grossetana sono presenti alte pareti verticali ricche di gorgonie, spugne, coralli e tunicati.
Negli ultimi anni, in realtà, la maggior parte dei fondali sono stati segnalati dalle autorità del Parco
dell’Arcipelago Toscano come zona protetta di tipo 1, nella quale cioé sono proibite la navigazione a motore, a vela ed a remi, la pesca, le immersioni e la balneazione.
Se quindi da un lato si è favorito il ripopolamento ittico, dall’altro si è resa molto più difficile la vita per i sub che fanno molta fatica a trovare buoni punti d’immersione non troppo frequentati. Tra questi “spot” ci sono di sicuro quelli lungo i quali si allungano le estese praterie di posidonia e i due relitti dell’Anna Bianca (a 40-50 metri di profondità) e del Nasim (a 60 metri).
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