Venerdì 17, ecco le “sfighe” in barca e tutti i miti da sfatare

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Ci sono miti e leggende riguardo a cosa porta sfiga (leggi sfortuna) per chi possiede una barca. Alcune sono vere altre sono miti da sfatare. Ecco i tre casi più conosciuti e le soluzioni o i miti da sfatare.


La barca di colore verde: mito da sfatare

Cominciamo dai miti da sfatare. Il primo è che il colore verde della barca porta sfortuna. Nulla di più falso. E’ una credenza solo italiana, nel resto del mondo esistono barche bellissime che non hanno mai avuto un problema pur essendo di colore verde. Ci sono esempi conosciuti come le barche francesi che fanno le regate oceaniche colorate con verdi di varie sfumature, bellissimi yacht classici inglesi e americani con un bel verde intenso, navi di tutto il mondo con i colori della compagnia (su tutte la compagnia Evergreen). Mai successo nulla. Ma chissà perché in Italia invece i marinai appena vedono una barca verde toccano ferro e qualcos’altro.

L’origine di questa credenza ha un motivo. Nelle barche di un tempo costruite in legno e ferro, quando si notava del verde rame sulle giunzioni legno/ferro questo era sintomo di ossidazione e quindi rischio di indebolimento della struttura della barca.


Cambiare nome alla barca: ecco come non rischiare
Invece in tutto il mondo della marineria, da sempre, il cambio di nome di una barca viene reputato pericoloso, rischioso. Da non fare. A meno di non ricorrere al rito che libera la barca che cambia nome dal maleficio. Ecco cosa bisogna fare: occorre far tagliare almeno tre volte la scia della barca da un’imbarcazione amica. Semplice ed efficacissimo.

Il gioco è fatto con questa accortezza, la barca viene liberata dal maleficio degli dei del mare. Eh si, perché l’origine di questa credenza vuole che ogni barca abbia un’anima e che il nome, è inserito in un registro conservato dagli dei del mare. Cambiare nome senza comunicarlo agli dei è un grave affronto nei loro confronti. Grazie all’antidoto appena descritto, gli dei si placano perché con questo rito cancellate dal registro degli dei del mare il vecchio nome della barca. E loro registrano quello nuovo.

Quando al varo della barca non si rompe la bottiglia. Risolvere il problema
Questo è un mito da tenere nella debita importanza. Ecco cosa si dice. Quando la barca viene varata per la prima volta è buon uso festeggiare il varo rompendo una bottiglia di champagne (va benissimo anche di buon spumante, no il prosecco) sul dritto di prua o sulla chiglia. Chi effettua il rito viene definito madrina o padrino della barca. Si usa privilegiare le signore. Ma se non si rompe la bottiglia al primo tentativo…arriva la sfiga.

C’è un segreto per risolvere l’eventuale non rottura al primo colpo. Basta avere l’accortezza di acquistare prima una bottiglia dallo spessore ridotto, che si rompa con facilità, e travasare il contenuto del vino frizzante. La bottiglia così si ropmerà con facilità. Infatti la bottiglia di champagne è particolarmente spessa e ci vuole una gran forza per romperla.

Questa credenza a nostro parere ha un fondamento di verità. Ve lo possiamo testimoniare di persona. Ecco cosa è accaduto, visto con i nostri occhi. Nel 1986 sta per essere varata la barca italiana per la Coppa America dal nome Italia. La madrina lancia la bottiglia sul dritto di prua, ma non si rompe. Panico, ci riprova e non si rompe di nuovo. Aiutata da un marinaio viene lanciata per la terza volta e finalmente questa volta si infrange sulla prua in mille pezzi di vetro, a tal punto da ferire superficialmente la madrina.

La barca viene varata, ma la mattina dopo la ritrovano mezza affondata. Ma anche il proseguo della carriera di Italia è costellato da sfighe. Partecipa alle selezioni della Coppa America ma va malissimo e quasi tutto l’equipaggio si sbarca. Il principale sponsor, l’industriale della moda Maurizio Gucci ha gravi traversie economiche e personali, sino alla sua uccisione ad opera della sua ex moglie.

Il rito del prezioso liquido sparso sulla barca per portare fortuna ha origini antiche. Addirittura si narra che in epoche lontane il rito propiziatorio si facesse spargendo sangue sulla prua attirando il favore degli dei perché la barca passasse indenne da tempeste e avarie.

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