Addio casa in città, ecco perché andare a vivere in barca è una figata

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La poppa del Sunseeker 90 Ocean
La poppa del Sunseeker 90 Ocean

State pensando di andare vivere in barca? Guardando al mercato delle barche a motore e alle tecnologie di oggi ci sono almeno cinque buoni motivi per andare a vivere a bordo. In Australia il fenomeno barca/casa è una realtà da decenni a Sydney, Perth, Melbourne. In Europa la parte del leone la fa Amsterdam, ma nei nuovi porti turistici di Atene sono ormai decine i residenti che hanno scelto la soluzione barca/prima casa. Il fenomeno è in crescita anche nella Francia del sud: Antibes, Marsiglia, Monaco.

Certo ci sono i pro e i contro, come in ogni cosa, ma nel 2020 sono diverse le soluzioni ai problemi che fino a poco tempo fa avrebbero scoraggiato molti diportisti a fare il grande passo.

Partiamo da una premessa generale: le barche di oggi sono sempre più simile a case. In che senso? Molte comodità che prima erano propri solo delle case fisiche (o dei gigayacht), oggi stanno arrivando a cascata anche su barche di medie dimensioni. È proprio questo che sta influenzando i designer e i cantieri di oggi: la richiesta di imbarcazioni comode, sempre più comode e con volumi al top. Ci sono anche casi in cui i motoryacht più che a semplici abitazioni assomigliano ad una maxi villa su tre piani come queste 5 barche extra-large dal design anticonvenzionale. 

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Vivere in barca

Spazio a bordo

I cantieri stanno dedicando un’attenzione sempre più forte agli interni. Non che prima fossero trascurati. Oggi però l’attenzione che viene dedicata alla zona sottocoperta è sempre di più. I catamarani hanno fatto scuola in questo senso, dimostrando che lo spazio vivibile a bordo, soprattutto per chi rimane più a lungo in mare, è un elemento di primo piano. Pensando a barche di medie dimensioni anche la scelta di una motorizzazione fuoribordo va in questo senso. Infatti in questo modo non c’è bisogno di sala macchine ricavando ulteriore spazio all’interno della barca. Ovviamente non sarà lo stesso volume di un appartamento in città, ma anche barche di medie dimensioni oggi offrono layout e spazi molto interessanti.

Ci sono poi evoluzioni degli interni più “estreme” con cantieri che hanno anche dato vita a nuovi generi di barca per interpretare al meglio questa tendenza.

Prendiamo un caso “estremo” come il Cetera 60, appena varato. Questa barca, chiamata “multi-space yacht”, prevede una nuova distribuzione degli spazi interni ed esterni per massimizzare la vivibilità a bordo e offrire più spazio disponibile. Come? Con un riposizionamento verticale stile “villa” in cui le zone giorno sono tutte su un unico livello: quello di coperta. Qui l’articolo dove si parla del Cetera e di altre 4 barche con interni da sogno.

La barca integrata

Le aziende che sviluppano tecnologia si stanno adoperando per rendere la barca sempre più integrata. Monitorare e gestire tutto quello che succede in barca? Sì può, con la domotica di bordo. Quella domotica che una volta era solo negli hotel di lusso, è poi passata alle case. Oggi è possibile installarla in barca, integrando tutto.

Utile a chi è a casa, ma anche a chi è a bordo, la tecnologia permette di tenere costantemente sott’occhio, sul vostro smartphone, tablet o pc, tutto quello che serve. Ad esempio con la domotica di bordo Garmin si può tenere d’occhio di tutto: lo stato delle batterie, fumi, sentina, temperature, status del motore, impianti di riscaldamento e condizionamento, frigorifero, luci e molto altro. E poi ricevere allarmi in caso di anomalie e intrusi a bordo. Anche Raymarine ha sviluppato la sua domotica con i display multifunzione Raymarine dotati di LightHouse 3 che lavorano con i sistemi Digital Switching di Empirbus, CZone e Böning Automation. Un modo per avere tutta la barca sotto controllo dal vostro multifunzione o da smartphone e tablet.

Boat Working

Smartworking vista mare? Non si può chiedere di meglio. Oggi molti lavori possono essere fatti in remoto. Quindi perché non trasformare la barca nella vostra sede operativa? Il primo strumento di cui dovrete dotarvi per lavorare in barca è il computer. In alcuni casi è bene disporre di un secondo PC di riserva, il famoso muletto. Questo in caso capiti un incidente al PC principale. Essendo comunque particolarmente vicini all’acqua e all’aria di mare, che con i pc non va molto d’accordo, fare un back-up giornaliero di quello che si fa può rivelarsi molo utile.

Per quanto riguarda internet, se tenete la barca in un marina molto probabilmente avrete a disposizione un wifi. In caso vogliate muovervi coniungando lavoro e navigazione, esistono molte soluzioni per disporre di una connessione con banda minima. Inoltre quasi ogni mese si aggiunge al già ampio panorama una nuova offerta Internet. Contattando il vostro provider potrete trovare quello che fa per voi.

Food Delivery, anche in mezzo al mare

Il food-delivery ha conquistato il mondo. Farsi consegnare direttamente a casa piatti di ogni genere è un trend che nelle grandi città ha raggiunto proporzioni incredibili. E se in città, quando siete in ufficio, farsi consegnare il cibo è ormai la normalità, da oggi anche in barca si può fare. Questo trend infatti ha “preso” anche la nautica con Foodinghy, che ti porta il cibo a bordo, anche se sei in rada. Un’idea nata da poco, ma che ha tutte le carte in regola per essere di grande successo. Come funziona? Si accede ad un sito web in cui si seleziona il luogo dove si vuole pranzare, il ristorante da cui ordinare e i piatti che preferite. Dopo aver indicato anche uno “slot” da 30 minuti in cui ricevere il pranzo si procede con il pagamento online. Una volta effettuato l’ordine, il ristorante e il pilota incaricato della consegna del cibo ricevono la comanda in tempo reale. Insomma, il Just Eat delle barche.

La parte ludica

C’è una parte “ludica”, di godimento generale, ma anche funzionale, che va valutata e, a nostro avviso, ribalta la prospettiva dei costi. Una barca di 12-13 metri ha una superficie “godibile” con lo spazio esterno, cosa che una casa ha a disposizione solo se dotata di giardino. La barca poi permette di passare la nostra estate visitando potenzialmente ogni giorno un tratto di costa nuovo. Un benessere per la mente e per il fisico impossibile notevole. Insomma, qualcosa che non è assolutamente quantificabile in termini economici.

Beppe Boniventi

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4 commenti su “Addio casa in città, ecco perché andare a vivere in barca è una figata”

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