Così ho vissuto 5 anni su una barca di 9 metri

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Calafuria
Il Calafuria 30 di Luigi Guinelli

A metà del mese scorso stavo dando una sbirciata alla “sezione annunci” quando vedo che c’è in vendita un Calafuria 30. Non la conosco molto come barca, ma ne ho sentito parlare. Così, per curiosità, inizio a leggere la descrizione: che motori monta, accessori, lavori fatti e così via.

Poi arrivo all’ultima frase dell’annuncio di Luigi Gulinelli, l’armatore: “Io e mia moglie abbiamo vissuto per 5 anni, 12 mesi l’anno, in questa barca a Marciana Marina, isola d’Elba, senza problemi particolari: vendo perché le mie condizioni motorie non sono più compatibili,  avendo ormai difficoltà marcate anche alla sola stazione eretta. La barca attualmente è rimessata presso il Circolo della vela, sempre a Marciana Marina.

Mi si accende subito un campanello. Cosa significa vivere su una barca di 9 metri in due, ogni giorno per cinque anni? Forse nella vela di più, ma tra gli armatori delle barche a motore non è una scelta così usuale, anzi. Provo a scrivere una mail a Luigi che, molto gentilmente, mi risponde e mi racconta la sua esperienza.

Ecco cosa vuol dire trasformare un natante nella propria casa sull’acqua.

Luigi, hai vissuto cinque anni in barca. Ora la vendi. Ti sei stufato?

Luigi – La verità è che non ce la faccio più fisicamente, è per quello che la vendo. Ero medico di famiglia. Mi hanno messo in pensione un anno prima della scadenza perché per un problema di salute non riesco più a fare le scale e tutte queste cose qua. A me piacendo molto il mare, ho sempre avuto gommoncini, trappole varie. Non potendo più andare in montagna, mi sono detto: “adesso mi prendo una barca per starci”. Sono andato a fare un giro a Marciana Marina, all’isola d’Elba, e casualmente ho visto questo Calafuria. Per farla corta l’ho comprata. Era andata in pensione da poco anche mia moglie e Marciana Marina è di una bellezza spettacolare. Così siamo rimasti in barca 5 anni e qualche mese, tutti i giorni, tutti gli anni tranne qualche rara volta per venire a trovare un figlio qua in Romagna. Per dare dei numeri, su 365 giorni almeno 350 siamo stati in barca, inverno e estate.”

È una scelta che consigli?

Luigi – “Ti garantisco che è stato non bello, è stato “bellissimissimo”. E soprattutto d’inverno quando il turismo ovviamente se ne va e rimane nel porticciolo giusto qualche matto. Poi in quei periodi arrivano dei matti da ogni parte del mondo con dei catorci che uno si chiede come diavolo facciano a stare a galla. Incontri speciali che di più non si può. Io vado d’accordissimo con questa gente anche perché la routine mi annoia. Come esperienza, cinque anni di barca io li consiglio a tutti. Quando ti svegli alla mattina, ma anche di notte. Io ho sempre dormito pochissimo, ma qui non sei chiuso in una stanza che accendi la luce. No, sei in un posto meraviglioso di giorno con un sole spettacolare e di notte con tutte le luci del porto, le sartie che sbattono.”

Ogni giorno una sorpresa?

Luigi – “Ne capitano spesso, sì. È una cosa nuova, è una cosa inaspettata, piena di sorprese 99% gradevoli, ogni tanto c’è qualche incognita, ma quello fa parte del gioco.”

Un Calafuria 30 come casa. Con tua moglie avete anche navigato?

Luigi – “Allora, io quando l’ho comprata mi sono detto: “Ah, ora ho l’arcipelago toscano a portata. Me lo giro tutto! Me lo giro tutto! Poi esci dal porto con la barca e dici “oddio, che bel posto che è questo qui”, ma aspetti, resisti e tiri dritto. Fai altri 300 metri e dici: “Madonna, che bel posto che è questo qui. Aspetta che tiro dritto”. Dopo 3-4 volte dici “ma cosa devo andare a cercare?” È un paradiso qui! Infatti, giro solo lì, 3-4-5 miglia attorno a Marciana Marina, ma ci sono delle baiette e cale spettacolari. Per cui dove devo andare? Chi te lo fa fare di consumare nafta? Anche quelli che ho conosciuto che sono di lì lo dicono. A parte i mesi strettamenti invernali non sempre conviene girare molto perché è tutto strapieno, ti devi mettere in colonne, aspetta qui, aspetta là.”


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Ma chi te lo fa fare?

Luigi – “Esatto, chi te lo fa fare? Poi la domanda diventa: “perché cercare un posto forse un pochino più bello, ma pieno di gente quando ho quello che mi piace qui a portata?” Senza fretta, senza nessuno che spinge, che preme, che grida.”

A questo punto diventa logico chiederselo: sono state fatte delle modifiche all’interno della barca per renderla più abitabile?

Luigi – “Io ho avuto la fortuna di trovare una barca costruita da un tizio che era capitano di nave, è andato in pensione e si è fatta una barca per lui, quindi c’è tutto e più di tutto. C’è tutto quello che chiunque ha in casa. Solo che sei nell’acqua attaccata a un pontile con gente che va e viene, gatti che girano. Per me è uno spettacolo. Certo che è una barca attrezzata: condizionatore, riscaldamento, tranne la televisione che ci poteva essere, ma io non la volevo la televisione. È inutile che ti imbarchi, se poi guardi la televisione.”

E per guardare le partite si può andare al bar del porto…

Luigi – “Ma che! La televisione va bene quando sei all’ospizio che non ti alzi dal letto, piuttosto che niente ti guardi la televisione, ma finché sei ancora in grado di socializzare con qualcuno la televisione è un suicidio.”

Per cucinare a bordo?

Luigi – “Io ho due fornelli elettrici e quando devi fare da mangiare fai prima una cosa e poi dopo fai quell’altra. Anche il lavello è piccolino e quindi lavi un piatto alla volta.  Allo stesso tempo, per mangiare, cerchi di usarne uno a testa e per le posate uguale. Dopo li sciacqui sul pozzetto quando si può, cioè praticamente sempre, tranne quando piove. Hai la giornata piena perché per fare la cosa che fai in cucina a casa tua, lì ci metti tre volte il tempo, perché i fornelli sono piccoli, devi fare le cose una alla volta, ma te li gusti anche di più e poi hai tutti i giorni a disposizione. Nel mio caso, cosa diavolo devi fare? Nessuno ti corre dietro, l’orologio ti dimentichi di averlo o ti scordi i giorni della settimana. Se anche ci metti mezz’ora a mangiare invece che 5 minuti, non è meglio? La digestione ringrazia.”

Domanda banale: umidità?

Luigi – “Se hai un condizionatore minimo funzionante la barca era asciutta come la casa. Anche perché dormire con l’umidità, l’ho provato varie volte, è sgradevole e così non si fanno 5 anni così. Devi ricordare che sei in una barca che è 9 metri, quindi quando uno fa la doccia, quell’altro aspetta e dopo, quando ha finito di fare la doccia, devi pulire un po’ perché il sapone schizza. Poi ti fai la doccia tu e ripulisci, asciughi lo specchio, asciughi l’oblò, apri l’oblò per cambiare l’aria. C’è tutta una serie di minime regole che sono il bello di quella vita lì. Certo che se non le rispetti, poi dopo la barca è piena di umidità. Se lasci l’acqua dentro la barca, è ovvio che quella vaporizza e inumidisce tutto, bisogna stare attenti. Anche quando cuoci la pasta, la pasta la cuoci solo quando puoi tenere l’oblò aperto perché è una bella giornata e il vapore va fuori. Altrimenti la pasta la cuoci su un fornello nel pozzetto, se non vuoi riempire la barca di umidità. C’è un minimo di testa, ovviamente, ma quello non dipende dalla barca. Serve quella testa per vivere a bordo e se ce l’hai bene, sennò stai a casa…”

Ma come è nata la passione per le barche?

Luigi – “Io sono di Massa Lombarda, a 13 km da Imola e a 6 km da Lugo di Romagna. Allora, partendo da cose tristi, sia io che mio fratello eravamo poliomielitici negli anni ‘50, io sono del 1953, l’ho presa nel 1954, i pediatri del Gozzadini di Bologna hanno detto ai miei genitori: “Guardate, non c’è niente da fare. Voi provate a buttarli in acqua, i muscoli rimasti si sviluppano è tutto quello che si può fare. Fortunatamente mio papà e mia mamma erano maestri per cui l’estate erano più liberi ai tempi. Un po’ alla volta si fecero una specie di casa a Punta Marina (vicino Ravenna ndr) sulla riviera. Beh, se la fecero perché dopo due anni non ci volevano più in affitto perché avevano paura che noi infettassimo i loro bambini. Mio papà era un tipo più o meno come me. Stare fermo non era il suo mestiere e si imbarcava con i pescatori locali. Avevano dei barchini, gozzetti di 5 metri. Portava anche me e da quando mi ricordo io sono sempre stato in barca su mezzi di ogni tipo.”

Su che barche hai navigato?

Luigi – “Dei 3 metri e mezzo, 3 metri e 20 con i tre cavalli Johnson bicilindrici degli anni degli anni ’50 o altri come i Carniti. Poi sono diventato adulto e mio papà è morto. Nel frattempo sono diventato medico, ho guadagnato un po’ di più e mi sono fatto delle barche un po’ più grandi. Un San Prospero di 7,60 metri, una barca davvero abitabile perché avevo anche un bambino piccolo.”

Era la tua barca ideale?

Luigi – “In realtà a me piace il gommone perché hai l’acqua a un dito dal naso. In barca è come essere in corriera. L’acqua c’è, ma la vedi che scorre sotto i finestrini. Però se vuoi vivere sull’acqua ci vuole una barca. Quindi appena ho avuto l’occasione di essere pensionato e la fortuna di una moglie con la sensibilità giusta per condividere tutto questo, l’ho fatto. con una persona che apprezza quelle cose che sei fortunatissimo a poter avere e che non ha quasi nessuno.”

Invece per i lavori sulla barca, vivendoci sopra?

Luigi – “Io ho sempre navigato in Adriatico in posti dove l’acqua è molto calda e se dai l’antivegetativa a marzo-aprile quando metti giù, dopo due mesi è da rifare, perché c’è una vegetazione allucinante. Qui ogni anno e mezzo, anche due, se ci passi di sotto, fuori dal porto con una spatola. E poi per tirarla su mi mettevo d’accordo. Vivendoci sono diventato amico e gli chiedevo di di tirarmela il lunedì. Si faceva la mattina, abbastanza presto, verso le dieci e mezza era già fuori dall’acqua, si lavava con l’idropulitrice e sul mezzogiorno si era già asciugata la carena. Io davo l’antivegetativa e poi mettevo giù la barca. Stava in secca su al massimo due giorni e comunque dormivo in barca lo stesso. Il problema dell’antivegetativa era un problema relativo che si risolveva in maniera molto semplice, ma spesso ce n’erano altri problemi.”

Che tipo di problemi?

Luigi – “La meccanica perché io ho il pallino che deve funzionare tutto. In barca non è così, in barca qualcosa che non va c’è sempre. Ci sono talmente tante cose: pompe, contropompe, contatti. Vai a letto che è tutto funzionante, poi ti svegli e qualcosa che non va c’è sempre, però se non sono guai grossi è accettabile. Devo dire che tra tutti gli aggeggi e contro aggeggi all’inizio io non ci capivo niente. Io facevo il medico per cui una cosa invece che aggiustarla magari la rompevo di più. Allora dovevo chiamare un altro “barcaiolo” più esperto a rimediarmela. Così via. Impara questo, impara quell’altro, adesso più o meno lo so fare da solo.”

Quindi nei cinque anni hai anche imparato a farti i lavori da solo?

Luigi – “Sì sì, impari perché o diventi autonomo o non esci mai dal porto. Problemi piccoli e medi, scocciature varie, ce n’è in continuazione. Spesso sono anche semplici. Per dire, a fine agosto esco con la barca e avevo un amico ed era la prima volta che veniva in barca. Tre miglia e un motore va in allarme. Beh, era il filo del sensore della temperatura, che con l’umidità si era corroso e segnalava una temperatura eccessiva che non c’era. Scende di giri ed entra in protezione. Fortuna che di motori ne ho due. Immagina che per un filo che si è ossidato sei lì che dici “oddio, aiuto, come faccio?”. Invece, grazie alla “pratica” quotidiana con i problemi dopo un quarto d’ora che ho capito che cavolo era successo, ho sistemato il filo, tagliato un pezzo, quello deteriorato, e l’ho riattaccato provvisoriamente. Così sono rientrato tranquillo e beato, poi ho sostituito tutto. Di bello c’è che dopo ti senti bene… “me la sono cavata bene”, penso. Anche nei problemi.”

E adesso navighi?

Luigi – “Ora come ora a fare cinque metri ci metto un’ora e un quarto sempre che riesca a farli. Se voglio scendere dalla barca, andare sul fly, ora non ce la faccio più. Dentro le cabine in barca ci sono quattro gradini. Per me è un problema molto rilevante, mi viene il nervoso. Quindi adesso mi tengo il gommone che ci vado sdraiato, dal pontile mi butto giù e via. Il Calafuria sì, lo vendo, ma credi pure che mi dispiace tanto.”

Gregorio Ferrari


Avete una storia speciale di passione per il mare o per la vostra barca a motore come quella che ci ha raccontato Luigi? Scriveteci a info@barcheamotore.com

 

 

 

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8 commenti su “Così ho vissuto 5 anni su una barca di 9 metri”

  1. Renato

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    Buonasera sono interessato qualora il sig luigi voglia venderlo anch’io ho deciso di trasferirmi in barca per allontanarmi dai rumori della città io sono di napoli

  2. Paolo Mannucci

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    Grande Luigi che bella storia che hai scritto su la tua barca io ti ho conosciuto te e tua moglie insieme al tuo canino e al tuo bellissimo nipotino ,abbiamo bevuto i limoncello della mia mamma ,storie di mare e di bella gente, un grande abbraccio da paolo Mannucci.Marciana un posto meraviglioso come la tua storia.

    1. Andrea

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      Conosco di persona Luigi, è una persona carismatica,semplice e molto umile,riservato,ma quando ci vediamo sempre , è il primo che ti saluta. La sua barca,un istituzione al circolo di Marciana,

  3. Alessandro

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    Ciao è da 4 anni che per motivi personali vivo in barca a vela…da solo… alternativa era vivere in un appartamento, vivo da solo e posso dire che in barca a vela ho ritrovato me stesso.
    In barca gli spazi sono molto ristretti , è un 34 piedi (10.80 metri) molte cose che in una casa abbiamo come comodità, in barca vengono meno, ed proprio questo che molte persone , che si avvicinano alla barca soprattutto nelle crociere settimanali i primi tre giorni tutto bene ma …dal 4 giorno in poi iniziano i disagi e i litigi a bordo…..
    Dalla cambusa , al frigorifero passando per la cosa più semplice che in una casa è quasi scontato…il lavaggio dei panni in lavatrice…questo in barca avviene con molte limitazioni ma lo si fa tranquillamente con un minimo di organizzazione….l ‘energia elettrica è molto limitata ma è comunque presente….per il resto la tranquillità che si ritrova dopo una giornata di lavoro non ha eguali …o non ha prezzo

  4. Nicola Bellani

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    Per quanto sia importante il mio commento, ringrazio il sig. Luigi quanto ho letto fa onore alla sua persona facendone un esempio di vita! Complimenti ed i più sentiti sentimenti per la salute perché seppur precaria abbia la peggio rispetto al buon cuore ed alla mente di un uomo libero!
    Nicola

  5. Saverio

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    Bellissima storia !!

    1. Vittorio

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      Quello che ha fatto Luigi è il sogno della mia vita.
      Ho 87 anni e da 54 anni, ho sempre avuto una barca a vela. Ma viverci a bordo sempre non l’ho mai fatto. Ma….l’ho sempre desiderato.
      Come ti invidio Luigi….

  6. Gatti daniele

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    Luigi è un amico
    ma soprattutto un GRANDE UOMO
    Pieno di vitalità nonostante il suo problema
    Poi un fenomenale cantante voce “raspante “cantava e suonava con un manipolo di amici ,“suonati”musicisti
    con pezzi eccezionali ,da brividi ,anni ‘60 che ancora ben ricordo con stupore
    Beh !!!!!!
    Proprio bravi!!!!
    Bellissimi momenti
    Poi una sera dopo aver con fatica ,per non riuscire a sorreggersi,cantato , con profonda commozione ,ha dato il comiato ai suoi amici lì in ascolto
    Ultimo concerto
    Ricordo ancora quella sera d’estate e se ci penso mi tornano i brividi .
    Forza GRANDE LUIGI I BEI RICORDI RIMANGONO NON SI CANCELLANO
    UN FORTE ABBRACCIO
    E SOPRATTUTTO UN GRANDE IN BOCCA AL LUPO X LA SALUTE E ANCORA TANTISSIMA VITA
    CIAO
    DANIELE

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