Nella nautica c’è un “prima” e un “dopo” Wally perché il brand fondato nel 1994 ha cambiato per sempre il mondo delle barche. In questo caso l’intuizione, o meglio la visione, porta il nome di Luca Bassani.
30 anni fa iniziava la storia di Wally
Tutto ha avuto inizio 30 anni fa con il varo di Wallygator II, primo scafo che ha portato alla ribalta il marchio Wally. Era il 1994: da quel momento in poi la vela non sarebbe più stata la stessa. La storia si è poi ripetuta 7 anni dopo. Nel 2001 Wally annuncia l’ingresso nel motore presentando uno scafo di 45 piedi. Una mossa che a quei tempi poteva sembrare azzardata. Contrariamente a oggi, all’epoca era difficile se non impensabile immaginare un cantiere presente nei due segmenti di mercato. Nella nautica la vela e il motore erano due rette parallele che non s’incontravano mai. Questo prima di Luca Bassani, il cui intuito si è rivelato ancora una volta vincente.
Poi nel 2003 l’arrivo del 118wallypower rivoluzionò definitivamente il segmento delle imbarcazioni a motore determinando un prima e un dopo. Ma, se di 118wallypower ce n’è stato uno solo, i wallytender, al contrario, hanno invece conosciuto un successo senza precedenti che continua ancora oggi.
Wally nacque così
“A ispirarmi fu l’Avvocato Agnelli. Alla fine degli anni ‘80 l’Avvocato acquistò il tender del consorzio australiano di Kookaburra. – ci racconta Luca Bassani, fondatore di Wally – Da tender porta-vele lo trasformò in porta-persone inventando la barca di servizio al seguito della barca madre. Fino ad allora i grandi yacht a motore imbarcavano tender lunghi al massimo 6 metri. Nel 1998 comprai io stesso una copia del tender dell’Avvocato e dopo averne studiato pregi e difetti, sviluppai l’ormai iconico wallytender di 45 piedi che varai nel 2001. Ne vendemmo più di cento unità in pochi anni convincendo il mercato che ogni barca, piccola o grande che fosse, doveva avere al seguito un tender di quella dimensione per migliorare enormemente la qualità della vita a bordo. Le barche più piccole durante la crociera potevano rimanere in rada, usando questo mezzo per portare a terra e imbarcare gli ospiti e per qualsiasi servizio, perfino per trasportare nei serbatoi duemila litri di carburante per rifornire la barca madre”.
E così, se all’inizio i wallytender accompagnavano scafi a vela quali Genie of The Lamp, e Tiketitoo riprendendone in alcuni casi perfino i colori, con il passare del tempo questa gamma di imbarcazioni conobbe una grande popolarità e diffusione anche tra i proprietari dei superyacht aprendo così un nuovo segmento di mercato diventato tra i più prolifici e dinamici dell’industria nautica.
“Prima dell’arrivo del wallytender” prosegue Bassani “gli scafi a motore potevano essere raggruppati in due grandi famiglie: gli open da una parte e i cabinati dall’altra”. Anche qui come accaduto per la vela le ragioni alla base del successo poggiano su diversi fattori. A iniziare dal design che all’epoca rappresentò un vero e proprio punto di rottura. Anche in questo caso però non c’è nulla di casuale. Tutto si può ricondurre alla capacità che Bassani ha avuto di andare oltre le convenzioni, abbandonando ciò che era considerato normale o inevitabile.
Come ragiona Luca Bassani
“Non sono Archimede. E non so disegnare. Disegno nella mia testa, poi ho bisogno di qualcuno che dia forma all’idea. Lavoro con una logica razionale. Così ho portato piccole invenzioni o innovazioni anche nel disegno delle carene, delle vele, degli alberi. Volendo migliorare un problema seguo un processo logico e allora nasce l’idea. L’innovazione deriva sempre da un processo logico” prosegue Bassani. “Ho iniziato con le barche a vela ponendomi come obiettivo barche più semplici, più facili da condurre e più comode, per convincere i motonauti a cambiare. Poi da imprenditore ho dovuto affiancare il motore. E qui, dove il problema è arrivare prima mentre nella vela è andare verso la meta, il tema da risolvere era realizzare una carena che avesse il migliore comportamento in mare. L’abbiamo studiata a lungo in vasca e applicata sul 118wallypower e poi declinata sugli altri modelli” conclude Bassani.
Le 8 barche che hanno fatto la storia di Wally
1 commento su “Le 8 barche a motore che hanno fatto la storia di Wally”
The Real Person!
Belli ma sempre ferri da stiro!