La storia è fatta di date, eventi e nomi talmente importanti che definiscono un prima e un dopo, e si è più volte detto che, nel mondo della nautica, Wally rappresenti uno di questi punti cardinali. Sin dal suo esordio nel mondo della vela, nel 1994, Wally ha segnato un cambio di paradigma. Nel 2001, lancia la propria gamma a motore con il famoso Wally Tender 45, capostipite di un mercato, quello dei tender per megayacht, e di un design, il walkaround slanciato e minimalista, che hanno avuto un successo oltre ogni aspettativa.
Ma fra tutti i modelli del cantiere, ce n’è uno che è diventato un vero e proprio punto di riferimento: WallyPower 118’
WallyPower 118’
La barca che ancora fa scuola
Quello del primo progetto di Wally è un design che ancora oggi è all’avanguardia. In che senso? Prendiamo il caso del nuovissimo EVO R9, un nuovo 90 piedi che sia nell’estetica (murate e sovrastruttura) che nella ricerca dell’estrema velocità (oltre i 60 nodi) ha numerosi punti di contatto con il capostipite dei progetti di Wally a motore.
Il 118 ha portato alla nautica concetti come la prua verticale, lo scafo monolitico, nel caso del Wally totalmente senza aperture. E poi la sovrastruttura, tutta vetrata – novità assoluta all’epoca – e definita semplicemente da un grande trapezio, come una grande pinna di squalo. E forse non è un caso che, quel 118’, sia stato battezzato proprio Galeocerdo, cioè Squalo Tigre.
O ancora pensiamo alle impavesate che si aprono per aumentare la superficie. Parliamo di quelle che oggi vengono comunemente dette “terrazze abbattibili”. Se vedere in mare tutto questo non ci stupisce quasi più è perché qualcuno – Luca Bassani, fondatore di Wally – le ha sdoganate ormai oltre vent’anni fa.
Lo yacht che vedeva avanti
Varato nel 2003, è apparso in una puntata di Top Gear e persino in un film di Hollywood, ma WallyPower 118 è molto più di uno yacht dal design avanguardistico. Tutto nasce dalla ricerca di una carena altamente performante, che ha visto coinvolti alcuni nomi di grande prestigio: Rodriguez, storico cantiere di scafi per alte velocità propulsi da turbine; Intermarine, punto di riferimento nelle lavorazioni in composito, grazie alla sua storia di contratti militari; Ferrari, presso la cui galleria del vento, a Maranello, sono stati studiati i flussi aerodinamici per alimentare i motori attraverso le vistose prese d’aria sulle fiancate.
Tutto questo si traduce in una opera viva in vetroresina, e ampio uso di compositi in carbonio dal galleggiamento alla sovrastruttura, per assicurare una struttura forte e leggera. La propulsione è affidata ad un sistema CODOG (COmbined Diesel Or Gas), ossia un ibrido composto da due motori diesel e ben tre turbine a gas, che riescono a sprigionare l’impressionante cifra di 16.800 cv.
Ma per quanto si possa essere digiuni di nautica, non serve essere un designer per capire quanto siano dirompenti le sue linee. Insomma, si potrebbero dedicare pagine a questo modello che ha fatto letteralmente scuola, sia dal punto di vista del design che da quello tecnico-ingegneristico, ma mi limito a dare un numero: uno. Come il numero di esemplari che ne sono stati costruiti. Talmente pionieristico ed estremo che è rimasto l’unico rappresentante della sua classe. E questo yacht, di classe, e di personalità, ne ha da vendere. Insomma, un vero numero uno.
1 commento su “WallyPower 118’: la barca di 20 anni che fa ancora scuola”
The Real Person!
Si parla molto ancora oggi di questa imbarcazione ma non si dice mai tutto ovvero di dove è stato costruito e delle persone che hanno sfidato le tecnologie del tempo per rendere possibile ancora oggi parlarne,…